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BLU, LE MILLE BALLE BLU

Più o meno questo era il ritornello di un vecchio successo di Mina. Solo che nella canzone si parlava di bolle (di sapone) mentre qui si parla di “balle”. Balla è sinonimo popolaresco di falsità per cui bisogna vedere chi ne racconta e chi sono i falsari. Questa ultima settimana, tanto per non farci dimenticare la delicata fase che stiamo attraversando, il vice primo ministro Di Maio, si presenta in TV alla trasmissione di Vespa, verde in volto, per annunciare con voce alterata che una mano anonima aveva modificato dietro le quinte il decreto fiscale introducendo una norma più favorevole per gli evasori, un vero e proprio condono fiscale. Pronte e dure le repliche del socio Salvini il quale, difronte alle richieste di riconvocare un nuovo Consiglio dei Ministri dichiara “non possiamo approvare un decreto e modificarlo di notte”. Ma i Cinquestelle non ci stanno, minacciando addirittura di presentare denunzia in procura. La vicenda assume toni davvero kafkiani in quanto proprio il premier Conte qualche giorno prima aveva dichiarato che “la manovra è stata elaborata, meditata e studiata”. Il CdM approva la legge di bilancio e il decreto fiscale che i cronisti in sala stampa a Palazzo Chigi non esitano a definire condono. La realtà è che, il vice premier grillino era finito sul banco degli imputati, accusato dal popolo dei social e dai suoi stessi parlamentari di essersi arreso al Carroccio, per cui ha cercato solo di trovare una scusa plausibile per mettere a tacere ogni polemica interna. Dopo questo scambio di accuse, è Conte a scendere in campo per una nuova riunione del CdM per mettere pace tra i due poli della coalizione di governo e mettere fine a questo apparente “intrigo internazionale” come scrive Giannini su Repubblica del 18 ottobre. Ricomposta la pace fra le parti la, “pace fiscale” – scrive sempre Giannini – “nasce il primo strappo politico, culturale e identitario tra i due partiti”, protagonisti di questa concitata fase politica. A chiudere questa indecorosa pochade il nostro Luigino si è presentato domenica scorsa nella trasmissione della giornalista Lucia Annunziata per rassicurare il popolo ma soprattutto i suoi elettori che la manovra fiscale non è affatto un condono, che con l’alleato di governo c’è pieno accordo, che la manovra votata dal governo è “una manovra del popolo” che spreca però 37 miliardi per generare una misura crescente dello 0,6 per cent del PIL. Una manovra, aggiunge Di Maio, che bene o male – con o senza l’approvazione dell’UE, il governo porterà avanti, facendo credere che dietro le quinte dell’ufficialità il governo si sta muovendo per raggiungere un ragionevole compromesso con le istituzioni europee. Un cumulo di balle per presentare una realtà solo immaginaria in quanto Junker ha parlato di conti inaccettabili mentre è arrivata all’Italia la nuova lettera di Bruxelles sulla manovra. “Il bilancio italiano – scrive la Commissione – mostra una deviazione senza precedenti nella storia del Patto di Stabilità” per cui chiede al Governo di dare una risposta entro il 22 di questo mese, cioè ieri. Secondo Moscovici l’Italia dovrà spiegare come intende finanziare le nuove riforme e chi pagherà la fattura delle spese supplementari non finanziate. Mentre dal Presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani arriva un appello “L’Italia è ancora in tempo per fare marcia indietro”; in una sua intervista alla radio, il ministro francese dell’Economia dice che “se spetta alla Commissione europea valutare la manovra italiana, occorre chiarire che siamo 19 paesi, siamo tutti sulla stessa barca, siamo all’interno di un’unione monetaria, abbiamo scelto la stessa moneta e nessuno può considerare che la sua sorte non abbia impatto su quelle degli altri”. Un’altra voce si aggiunge, quella del cancelliere austriaco Kurz il quale – a proposito dell’Italia – ricorda che per l’economia e l’unione monetaria è assolutamente decisivo che quello che è stato concordato “venga rispettato”. Nel corso di un colloquio privato voluto da Conte con la Merkel a Bruxelles, questa ultima ha ribadito che le regole vanno rispettate mentre il premier italiano – mandato ad annusare l’aria che tira – non ha potuto fare altro che confermare la decisione del Governo italiano di non voler cambiare la manovra limitandosi ad assicurare che “non c’è alcuna intenzione di uscire dalla moneta unica e dall’Europa”. Eppure, proprio negli stessi giorni, il vice premier Salvini si è recato a Mosca ribadendo che è tempo di ritirare le sanzioni economiche in contrasto proprio con la posizione ufficiale dei paesi UE. Da parte sua il capo della BCE ribadisce che “chi ha debiti segua il Patto di Stabilità”. Dopo la prima lettera di ammonimento della Commissione, probabilmente la Commissione renderà pubblica la richiesta di cambiare la manovra. “La tempesta perfetta è all’orizzonte” – scrive “La Repubblica” del 18 u.s.. Basterebbe un guizzo di autonomia da parte di Conte per riaprire la strada del dialogo ma, senza delega da parte dei due azionisti di maggioranza, è costretto a ripetere che “non c’è margine per cambiare la manovra, l’abbiamo studiata bene”. Il premier è una figura anonima è vero, in questo quadro, in quanto scelto dai due vice premier ma non può nascondere la sua responsabilità politica. Ha sempre affermato di essere “l’avvocato degli italiani” ma in realtà serve solo gli interessi di una coalizione che aveva bisogno solo di un rappresentante “dignitoso” ma privato di ogni potere decisionale per cui ci si chiede che cosa fa ancora su quella poltrona. Si tratta di una scelta in cui egli stesso crede, quando afferma che il governo andrà avanti fino alla fine della legislatura per cui speriamo che la tempesta perfetta che si annuncia travolga anche lui insieme al teatrino messo su da una coalizione di sovranisti, disposta a mandare a gambe all’aria l’Italia pur di non rinunciare al famigerato contratto di governo. Un colpo decisivo, per finire, lo sferra il fondatore del M5S Grillo che ci piaceva di più quando ci faceva ridere mentre oggi solleva un altro polverone quando attacca il potere del Capo di Stato chiedendo una riforma che gli tolga tutti i poteri che esercita costituzionalmente. Una prospettiva che dovrebbe oscurare ogni orizzonte di rinsavimento. Oggi la Commissione farà conoscere la sua decisione per cui, in caso di bocciatura come si teme – se lo spread andrà oltre quota 400 – una retromarcia sarà obbligata. Cosa farà il governo a questo punto non lo possiamo ipotizzare ma sarebbe il caso di sciogliere il nodo per evitare che la farsa si trasformi in tragedia per cui credo che sia vicino il momento della verità, se le istituzioni di questo paese sapranno assumersi le responsabilità che a loro compete in base alla Carta Costituzionale. Mentre scrivevo questo commento, è arrivata la notizia che appunto la Commissione aveva bocciato la manovra di bilancio del governo. I due responsabili della coalizione, e con loro lo stesso Conte, hanno ribadito di voler confermare la manovra senza apparentemente accettare alcun compromesso.

Ottobre 2018

Blu, le mille balle blu

 

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