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AMARA GIUSTIZIA

“Il dubbio” del 18 u.s. ci racconta un’altra storia di malagiustizia, quella di Domenico Tallini, che veniva arrestato su richiesta del Procuratore di Catanzaro Gratteri, con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo gli inquirenti, Tallini avrebbe fornito al clan mafioso Grande Aracri, pur non facendone organicamente parte, “un contributo concreto specifico e volontario per la conservazione o il rafforzamento delle capacità operative dell’associazione, con la consapevolezza circa i metodi e i fini dell’associazione stessa”. L’arresto del Presidente del Consiglio Regionale si abbatteva su un assetto regionale già fragile e precario. Tallini fu costretto a dimettersi dalla carica di Presidente del Consiglio Regionale della Calabria, perché arrestato dalla Dda di Catanzaro. Solo oggi, e sono trascorsi circa 15 mesi, Mimmo Tallini, ottiene l’assoluzione perché il fatto non sussiste, grazie alla sentenza emessa dal GUP distrettuale di Catanzaro. La Dda di Catanzaro aveva addirittura richiesto all’epoca la condanna a 7 anni e 8 mesi di carcere. Accuse che si rivelarono inconsistenti e insussistenti già nella fase delle indagini preliminari visto che il Riesame del Tribunale di Catanzaro lo aveva scarcerato dopo 15 soli giorni dall’emissione dell’ordinanza di custodia cautelare. Purtroppo una sentenza che, pur riabilitando un cittadino, non può risarcirlo né delle sofferenze psichiche subite né di una carriera politica purtroppo interrotta. Negli ultimi tempi, ma soprattutto nel corso della pandemia, assistiamo ad un uso sempre più diffuso della carcerazione preventiva, anche quando non sono del tutto chiare le ragioni di questo uso perverso della norma. Certo il Procuratore della Repubblica fa presto a trincerarsi dietro l’interpretazione della norma che prevede di ricorrere alla misura detentiva  quando ci sia la possibilità di alterare le prove. Ma se il Tribunale della Libertà di Catanzaro, già nella fase preliminare, aveva aperto le porte del carcere non ritenendo sussistere nemmeno uno dei presupposti previsti per la detenzione preventiva, ci sa dire il PM quali fossero le ragioni di supporto per assumere un provvedimento del genere perché comunque la richiesta del PM dev’essere sempre ben motivata? Il fatto è che, dentro e fuori dalle mura del carcere, ormai ci si è abituati ad un sempre più diffuso uso di questa misura, senza tener conto che essa è applicabile solo se sia debitamente motivata. Senza contare che spesso il Magistrato preferisce, difronte ad un dubbio, utilizzare la maniera forte. Recentemente l’ex direttore delle carceri italiane Bernardo Petralia – fino al maggio 2020 magistrato antimafia – in una intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica il 2 gennaio u.s., ricordava come gli aveva detto il suocero avvocato penalista, che “per ogni toga sarebbe utile vivere per qualche settimana la vita del carcere”.

AMARA GIUSTIZIA

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