A BUON PUNTO IL TRATTATO DI RECIPROCITA’ COMMERCIALE TRA UE e CINA
Dopo sette degli anni di negoziati, sembra arrivato il momento della verità, nei rapporti commerciali tra UE e CINA.
Lunedì scorso si è avuto un summit tra i vertici dell’UE e XI Jinping. “Il Capo della Commissione Ursula Van der Leyen e quello del Consiglio UE Charles Michel, insieme a Angela Merkel che guida il semestre europeo tedesco, hanno provato a strappare al premier cinese la promessa di chiudere entro l’anno il sospirato trattato sulla reciprocità degli investimenti”. (La Repubblica del 14/9). Se ancora una volta la Cina sfuggirà ad assumere un impegno formale l’Europa è decisa a cambiare strategia. L’accordo punta a consentire libero accesso alle nostre aziende in Cina, così come quelle cinesi, che non avranno più alcuna restrizione per operare in Europa. Si tratta di un primo passo per riequilibrare la bilancia commerciale tra i primi blocchi. Questa volta gli europei non si accontenteranno di promesse ma chiedono al Presidente cinese un impegno concreto per portare in porto questo accordo che prevede per le nostre aziende l’applicazione delle stesse condizioni di favore che Trump ottenne per le imprese USA e il riconoscimento di alcuni marchi nazionali per evitare il rischio di concorrenza sleale, come ormai accade da anni.
“Un accordo sugli investimenti entro il 2020 è possibile” avrebbe detto il Presidente cinese nel corso della videoconferenza. L’apertura cinese è stata confermata anche nella serata del 14.9 dall’Agenzia di Stato Xinhua.
La Merkel ha parlato di “volontà politiche di entrambe le parti ma di assenza di garanzia”. Prima di fare altri passi, l’Unione aspetta la fine dell’anno per vedere se questa volta il Presidente cinese sia di parola. Tutto fa prevedere che l’accordo andrà in porto.
Se è importante per l’impresa europea rientrare nel mercato cinese e soprattutto di poter investire su tutto il territorio cinese senza particolari restrizioni, è altrettanto vero che l’invasione delle merci cinesi in Europa non ha conosciuto sosta ma molti anni anche se le merci cinesi devono adeguarsi agli standard di sicurezza e di qualità europea.
Uno sforzo certo notevole ma che consente alla Cina di mettere piede nel mercato più ricco del mondo, quello europeo, facendo concorrenza anche ai prodotti americani.
Se questo accordo potrà realizzarsi finalmente per la fine dell’anno, non si può dire che siano vicine le posizioni delle due parti quando si affronta il tema dei mutamenti climatici, non nascondendo però l’UE le preoccupazioni per la legge sulla sicurezza ad Hong Kong o il trattamento riservato alle minoranze nella regione dello Xinjiang o in Tibet. E’ ancora lunga la strada da percorrere per la Cina per poter avere un sistema, senza definirlo ancora democratico, ma più lontano dagli schemi ideologici e della struttura di potere attuale.
Come direbbero molti ambientalisti, l’UE sta rinunziando a far sentire la sua voce per il riconoscimento dei diritti per portare a casa un successo economico essenziale per lo sviluppo e l’espansione delle aziende europee.
Ancora una volta l’Europa mostra i suoi limiti mandando alle ortiche tutti i discorsi sul rispetto dei diritti umani e la difesa della salute del pianeta.
Qualcuno potrebbe replicare che in un mondo di lupi non si può essere pecora: è vero ma di questo passo finiremo solo per essere degli ipocriti che seminano vento e raccolgono tempesta.
E’ evidente che in Europa bisogna ampliare gli spazi di democrazia diretta, sfruttare tutte le risorse intellettuali e politiche per costruire un mondo migliore ma, anche da noi, illusioni a parte, c’è ancora molto da lavorare.
25/9/2020
A buon punto il Trattato di reciprocità commerciale tra UE e Cina