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CRONACHE AMARE DELLA PANDEMIA

Nella prima fase della pandemia, quando ancora si parlava della sanità lombarda come di un fiore all’occhiello del sistema sanitario italiano, i primi a fare le spese di questo violento e non inatteso terremoto, furono i sanitari e i medici di base lanciati in prima linea privi di idonee protezioni che furono tra i primi a morire insieme ai propri assistiti. Ebbene, la seconda fase della pandemia, che poteva essere sicuramente evitata, se governo e regioni avessero ascoltato le voci dei medici e non quelle degli imprenditori della movida sarda, ha dimostrato che il virus non va in vacanza, pronto a colpire dovunque vi sia un assembramento umano. Oggi vi parliamo dell’appello accorato di un medico di base di Padova lanciato al Presidente del Consiglio Conte, che lamenta di essere uno dei tanti medici vittime del servizio, ricoverato in terapia intensiva con una polmonite bilaterale, indignato del comportamento dei commissari di governo che, grazie anche ad un accordo col sindacato dei medici di base e ripreso da un’ordinanza della sanità veneta, si è dovuto organizzare, come tanti altri colleghi, per fare i test antigeni per non gravare troppo sugli ospedali. “Condivido la strategia – scrive il dott. Minasola – ma con protezione, istruzione e sanificazione degli ambulatori che invece abbiamo sempre dovuto organizzare noi”. Non pochi avevano denunciato che gli studi dei medici di base mal si prestavano a gestire i malati no covid insieme a quelli che presentavano sintomi di contagio in atti, favorendo così il rischio di contagi. Ed è a quanto avvenuto a questo “eroe per caso” della medicina di base il quale con fermezza rivolge un appello a Conte di fornire ai sanitari protezioni adeguate e strumenti di sicurezza che non sono mai arrivati. Una denuncia che mette in discussione ancora una volta le tante falle del nostro sistema sanitario e le gravi responsabilità del nostro apparato politico, a partire dal governo e a finire con quei comitati che si sono preoccupati solo di aggiornare i dati del fenomeno pandemico, lontani dalle corsie di un ospedale o dallo studio di un medico di base lasciato solo a lottare contro il corona-virus. Ecco, quello che si evidenzia è proprio la solitudine nella quale questi “eroi per caso” sono costretti a combattere come soldati andati all’attacco senza scarpe o munizioni. E’ triste quanto sta accadendo in questo nostro paese ormai nelle mani di un governo raccogliticcio dove, è spiacevole dirlo, si combatte solo per difendere quella fetta di potere che hanno conquistato.

LA SANITA’ A NAPOLI

E’ sempre La Repubblica del 29.11 u.s. che dà voce anche alla protesta dei rianimatori del nuovo Ospedale del Mare di Napoli che denunciano la grave situazione nella quale sono costretti a lavorare. Gli anestesisti e animatori hanno inviato una lettera aperta al governatore “sceriffo” della Campania, denunciando le gravi carenze delle strutture, costretti a lavorare sostituendo ai copri-scarpe le buste dei rifiuti. Una lettera alla quale lo sceriffo ha risposto sprezzantemente affermando che “una piccola percentuale di farabutti cerca di non fare il suo dovere evitando i ricoveri in terapia intensiva alla sera per affrontare in modo più sereno la nottata”. E’ stata tutta la categoria ad insorgere contro queste parole dissennate raccontando che proprio quell’ospedale voluto a forza dal governatore della Campania è un simbolo del fallimento di una politica sanitaria, denunciandone tutte le carenze con i medici addetti a fare turni massacranti, con strutture non utilizzabili per mancanza di personale esperto, ricordando che “negli angusti moduli non possono lavorare in sicurezza 50 persone per turno senza creare un pericoloso assembramento”. Una realtà allucinante confermata anche da un servizio televisivo dell’emittente La7 che ha mostrato, a chi potesse essere ancora incredulo, le condizioni in cui sono costrette a muoversi medici ed infermieri, malati Covid e quelli no-Covid tutti ammassati in locali angusti nella più totale confusione. Vergogna per un paese che non vi meritava, signori politici! Vergogna per tutte le morti che potevano essere risparmiate; vergogna per una situazione fuori controllo. Siamo indignati che siete ancora al vostro posto senza saper riconoscere i vostri gravi limiti. Che aspettate per dare le dimissioni o comunque cedere il posto a chi ha dimostrato in questi anni di possedere le conoscenze e l’esperienza per gestire una situazione così difficile come quella che stiamo attraversando? Fatelo prima che l’esasperazione non ponga fine a questa vostra dissennata politica che rischia davvero di minare il futuro di questo paese.

07.12.2020

Cronache amare della pandemia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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