skip to Main Content

LA GIUSTIZIA NEGATA

Prima di esaminare lo stato della giustizia oggi in Italia, va ricordato che, proprio la settimana scorsa, è scoppiato un nuovo caso di corruzione giudiziaria che mette in crisi il rapporto tra giustizia e cittadino che, giorno dopo giorno, avverte che qualcosa non va più nel sistema giudiziario anche perché, qualche mese fa, è scoppiato e si è chiuso un altro caso che ha tenuto in fibrillazione anche le alte sfere del sistema giudiziario e che aveva costretto il Presidente della Repubblica a richiedere al CSM di fare luce su questo episodio di gravità sconcertante in tempi brevi.
Oggi è la Procura della Repubblica di Potenza che il 19 u.s. ha portato agli arresti domiciliari il Procuratore Capo di Taranto con le accuse di tentata corruzione, truffa e falso. “L’inchiesta – come scrive La Repubblica del 20 u.s. – si muove su più piani…. Il rapporto con il CSM e l’allora componente laica, attuale Presidente del Senato, Elisabetta Casellati, che non è coinvolta nelle indagini” ci tiene a precisare La Repubblica. L’inchiesta è ancora nella fase iniziale per cui lasciamo che sia ancora il giudice naturale ad occuparsene anche perché le accuse sono abbastanza pesanti. Sembra che il Procuratore Capo di Taranto, quando era ancora a capo del Tribunale di Trani, a detta dei Magistrati che indagano, avrebbe cercato di indurre una PM ad aggiustare un processo. Quest’ultimo caso dimostra, ancora una volta, che anche il potere giudiziario non è indenne dal rischio di inquinamento della giustizia. In un sistema in cui il giudice dovrebbe rappresentare esclusivamente gli interessi dello Stato, anche recentemente nella polemica intervenuta recentemente tra il P.M. Di Matteo e il Ministro della Giustizia, si evidenzia un netto scollamento da quelli che sono i compiti istituzionali: segnale inquietante perché se crolla la fiducia nel sistema giudiziario, che è già ai minimi storici, rischiamo di regredire anche nella considerazione dei nostri partners europei, ricordando che nella graduatoria mondiale il sistema giudiziario italiano occupa uno degli ultimi posti lontano dai sistemi giudiziari europei che sono considerati tra i primi al mondo. Vorrei ricordare a questo punto che proprio nella fase più acuta della pandemia, dopo le proteste in carcere dei detenuti abbandonati a se stessi, solo l’intervento dei Magistrati di sorveglianza si è riusciti ad arginare un’esplosione dell’infezione all’interno delle carceri che notoriamente non sono degli alberghi mentre uno dei magistrati di punta nella lotta contro la mafia, ha ritenuto che i detenuti sono più al sicuro nelle celle che nella società civile esterna, perché con l’art. 41 bis essi si trovano in completo isolamento, non tenendo conto che in galera non ci sono solo i delinquenti più pericolosi che rappresentano solo una minoranza dei reclusi. Se il pericolo è reale per tutti quelli che lavorano all’interno del carcere, compresa la polizia penitenziaria, non ci sembra come e perché i condannati a lunghe pene detentive non hanno diritto ad essere protetti al pari dei loro compagni di sventura. Grazie ai magistrati di sorveglianza ed in applicazione di espressa norma di legge, molti reclusi hanno lasciato il carcere e messi agli arresti domiciliari. Ma questo non è andato a genio ad una parte della Magistratura che ha costretto il Ministro della Giustizia a far marcia indietro emanando una nuova norma per far ritornare in carcere molti reclusi, scatenando così una nuova ondata di ricorsi degli avvocati in quanto il diritto alla vita è un diritto costituzionale di rango superiore a quello del diritto dello Stato a trattenerli in galera, quando le prigioni non sono attrezzate per assicurare loro un’assistenza adeguata. Ma veniamo adesso ad occuparci della pandemia: per salvare la popolazione dal contagio, sia pure con un deplorevole ritardo che ha evidenziato la impreparazione del sistema sanitario difronte ad un caso di emergenza come quello attuale il governo ha paralizzato la vita pubblica, il lavoro nelle fabbriche e negli uffici, bloccato anche il sistema giudiziario. Da marzo e fino all’11 maggio scorso è rimasta paralizzata ogni attività giudiziaria salvo qualche caso eccezionale, e così, tutta l’avvocatura è stata messa a riposo forzato, mentre nei tribunali deserti, la polvere andava ad accumularsi su migliaia di fascicoli civili e penali. In questo lungo periodo, mentre i nostri studi restavano chiusi, senza possibilità di avere contatti con i propri clienti, di fatto siamo stati sommersi, a partire dal mese di aprile da decine di comunicazioni di Cancelleria che ci informavano dei rinvii delle cause, che già dovevano svolgersi nel periodo di sospensione, rinviati nei mesi di giugno e di luglio ma molto spesso all’inizio dell’autunno e, in alcuni casi, addirittura al 2021, allungando così i tempi dei processi, spesso giunti dopo un percorso a tappe in vista dell’agognata sentenza. Inevitabilmente, i processi rinviati nei prossimi mesi di giugno e luglio, sono andati ad intasare le udienze già fissate in questi mesi e rinviati anche questi a data successiva al 31.7 . Tra l’altro per cercare di arginare il fenomeno, sono stati fissati processi da remoto, ossia senza la contestuale presenza delle parti, degli avvocati, del giudice, sia nel penale – più raramente – ma soprattutto nel settore civile. Soluzione che è stata contestata da molti autorevoli studiosi e anche dalle nostre associazioni di categoria che ne denunciano il carattere incostituzionale perché questa prassi viola quello che è uno dei principi basilari del processo. Qualcuno, come il prof. Flick, avvocato e già presidente onorario nella Consulta, ha detto che “il processo da remoto non è un processo…è qualche altra cosa”. Senza voler entrare nel merito di questa vicenda, sta il fatto che questo sistema è stato contestato anche da molti Magistrati, che criticano questo stravolgimento delle regole. La vicenda è finita innanzi alla Consulta per cui bisognerà attendere che la stessa si pronunci rapidamente, anche se la Corte ha ribadito, nel corso di questi mesi, che la pandemia non può cancellare i principi costituzionali del giusto processo. In attesa della decisione della Corte, si sono riaperti i tribunali. Brutta sorpresa e soprattutto grande delusione degli avvocati che si sono trovati difronte a provvedimenti di rinvio delle udienze sia nel settore penale che in quello civile: 14.000 processi rinviati a Roma, 10.000 a Napoli, 13.500 a Bologna e nei tribunali minori non è che le cose vadano meglio. Ogni giorno c’è uno stillicidio di rinvii che mandano a gambe all’aria migliaia di processi, aumentando sia il nervosismo che si taglia a fette nelle aule riaperte sia la sfiducia degli utenti. “Una amnistia mascherata”, così la battezzano gli avvocati – scrive La Repubblica del 23 u.s. – “che senza soldi per tre mesi sono frustrati e a Roma, riconsegnano la toga”. Il fatto grave è che, mentre noi avvocati eravamo a riposo forzato, anche i giudici sono rimasti a casa, come pure il personale di Cancelleria.
Ora, pur con tutto il rispetto per questi funzionari e per i giudici, perché non si è pensato di lavorare a casa utilizzando il collegamento col sistema Polisweb? Le sentenze potevano essere scritte anche a casa e così gli altri provvedimenti. Ancora, non si comprende perché alle Cancellerie non sia stato concesso di entrare nel sistema. “Per motivi di privacy” – si è detto – ma la giustificazione è davvero incredibile in quanto si tratta di funzionari dello Stato. Oggi, quindi, ci ritroviamo a ripartire da zero, anzi peggio.
In un articolo che ho pubblicato qualche settimana fa e pubblicato sul mio sito, avevo previsto che la ripresa si sarebbe rivelata davvero difficile, e così è stato. Anche perché, in mancanza di strumenti e di risorse, sembra che i magistrati ed il personale non possano tenere udienza di pomeriggio. Strano, perché all’epoca dell’entrata in vigore del processo di lavoro, come giovane avvocato, ho partecipato ad udienze che si tenevano anche di pomeriggio in tutti i tribunali della Repubblica. D’altra parte, le udienze penali si tengono anche di pomeriggio, per cui non dovrebbe apparire scandaloso che siano tenute di pomeriggio anche udienze civili, anche se sono poco fiducioso che questa proposta possa essere accolta. Sempre La Repubblica, scrive che “da febbraio ad aprile, rispetto allo stesso periodo del 2019, vi è stato un calo delle sentenze del 41%” ma “l’ostacolo, restano le udienze in aule troppo piccole che non consentono il distanziamento”. Ma chi doveva occuparsi di questi problemi se non l’amministrazione giudiziaria ed in particolare i responsabili dei tribunali e delle Corti d’Appello? Ben che vada, giugno e luglio potrebbero essere mesi in cui si potrebbe, se non recuperare l’arretrato perlomeno lavorare perché siano tenute tutte le udienze già fissate, poi ci sarà agosto per cui i tribunali resteranno chiusi per riprendere ad essere operativi in settembre.
Come ha dichiarato un nostro autorevole collega l’avv. Botti – penalista del Foro di Napoli – “la giustizia è un servizio essenziale….nessuno ha previsto di chiudere supermercati, fermare mezzi pubblici ma il tribunale invece si è
fermato tutto. Il processo infinito che passa da un rinvio all’altro, angoscia la vita del cittadino”. Certo tutto ciò non ci lascia tranquilli perché un paese senza diritto è un paese che apre le porte a forme non legittime di giustizia e ciò può aprire la strada anche a forme di “democrazia illiberale” che potrebbe segnare la fine della democrazia sia in Italia che in Europa, dove questo tipo di falsa democrazia sta già facendo le prove per distruggere lo Stato di diritto.
25/05/2020

La giustizia negata

Back To Top
Translate »