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Nessuna novità ha prodotto l’incontro avvenuto qualche settimana fa tra il governo, i sindacati e i responsabili dell’azienda che hanno ribadito – per bocca dell’A.D. di Whirlpool Italia – che “non c’è più sostenibilità economica della produzione di lavatrici a Napoli”. “Inaccettabile che l’azienda prenda decisioni unilaterali” ha protestato Patuanelli ma non sappiamo a che titolo se nel corso dell’incontro ha confermato che “se un’azienda decide di non continuare la produzione per insostenibilità economica, non esistono strumenti normativi coercitivi che possano impedirle di chiudere l’attività”.

Anzi, è la stessa nostra Carta Costituzionale che garantisce la libertà di scelta dell’imprenditore, prescindendo dal fatto che siano imprenditori di casa nostra o grossi gruppi internazionali come in questo caso. D’altra parte, dopo aver ricevuto per anni sovvenzioni dal governo, quando è stata la FIAT a decidere di trasferire all’estero una parte della produzione, non c’è stato nessuno che abbia protestato anche se sono state trovate misure alternative o limitato il danno ricorrendo anche alla cassa integrazione o ad altri ammortizzatori sociali.

Oggi, purtroppo, le casse dello Stato sono vuote per cui ogni intervento economico finisce per ripercuotersi sul nostro bilancio nazionale e sull’aumento del debito per cui è difficile una manovra sul piano finanziario. Anche l’Invitalia, la società pubblica per lo sviluppo di impresa, è già alla ricerca di un nuovo soggetto che subentri alla multinazionale USA, con l’obiettivo di trovarlo entro luglio. E’ la linea che avevamo indicato qualche mese fa sulla scorta anche di trattative che la Whirlpool aveva aperto con un’azienda elvetica per la cessione dell’azienda. Quella possibilità furono i sindacati e i lavoratori a rifiutarla, sicuri di avere i numeri, come aveva proclamato il Governo, per costringere la multinazionale a restare in Italia.

Ricordate le fanfaronate del ministro Di Maio all’epoca? Ebbene, oggi si sono persi quattro mesi dall’ottobre scorso e ci si ritrova ancora una volta nel pantano. I sindacati, da parte loro, hanno proclamato sciopero in tutti gli stabilimenti del gruppo nel nostro paese con 5000 addetti. Ma, in tempi di crisi, credete che gli operai di Varese sono disposti a mettere in discussione il loro posto di lavoro per solidarizzare con gli operai di Napoli? E’ possibile, come ha dichiarato il segretario FIOM-CGIL di Napoli che “se il governo non prende una posizione forte, la vicenda Whirlpool diventa una questione di ordine pubblico”.

Nell’attuale fase di stagnazione dell’economia mondiale, ancora di più avvertibile nel nostro paese che vede aumentare il ricorso alla Cassa integrazione, fino a quando non si bloccherà anche questo ammortizzatore sociale, la vicenda della Whirlpool di Napoli è uno dei segnali che evidenziano l’incapacità di questa politica di trovare una soluzione per questa azienda e per le altre che si trovano nella stessa condizione non solo al Sud ma anche al Nord. In mancanza di un piano industriale, di investimenti per la ripresa produttiva soprattutto nel settore pubblico, è possibile solo una politica di assistenzialismo che serve a lenire la povertà crescente della classe operaia. Senza rimettere in discussione il rapporto tra profitto e lavoro, senza ammettere che questo sistema vada rivisto, per porre al centro del processo produttivo i bisogni primari della gente, contro ogni dinamica di sfruttamento feroce della forza-lavoro, senza dimenticare i problemi della sicurezza sul lavoro, non c’è soluzione che tenga.

Se non si ha la forza politica di prendere decisioni che non sono più rinviabili, si finisce per abbassare la soglia di povertà rendendo sempre più precarie le condizioni di vita della popolazione. E’ probabile che questo governo non abbia la forza di imporre certe scelte  che potrebbero anche toccare il “benessere” delle classi sociali più ricche, ma non ci sono alternative.

Nel secolo scorso il governo Amato, che non può essere certo tacciato di avventurismo, ebbe ad imporre un prelievo forzoso dai conti correnti bancari degli italiani per reperire i fondi per investire nell’industria e migliorare la situazione dei lavoratori salariati, difronte ad una crescente svalutazione monetaria. Se si continua a parlare di un paese solidale, l’unica misura concreta che il Governo può assumere è quella di un prelievo forzoso sui risparmi degli italiani, a partire dalle fasce alte della società.

Abbassare il livello delle pensioni e degli stipendi più alti per avere la possibilità di nuovi investimenti produttivi. Non si vede perché in periodi di floridezza economica, mentre i profitti delle aziende crescono, ai lavoratori subordinati si destinano poche risorse. Al contrario, nei periodi di crisi, a farne le spese sono sempre i lavoratori subordinati, spesso costretti alla fame e non si vanno ad intaccare i profitti e i conti bancari che vanno oltre un certo limite. Se non è capace di prendere decisioni forti, allora che vada in soffitta anche  questo governo.

E’ un bel vespaio, certamente, ma le alleanze di governo non si formano in un mese. Il governo attuale è nato troppo presto  perché l’obiettivo era quello di non ritornare alle urne, col rischio di fare rientrare in ballo gli apostoli del sovranismo. Ma se non riesce più a reggere la rotta, se il PD non è riuscito neppure a cambiare il Capo del Governo, senza alcun segnale di discontinuità dal passato, allora è politicamente corretto che sciolga questa alleanza che, nella sua composizione anche ministeriale, non regge il passo con gli alleati europei mentre all’interno del paese non riesce a trovare neppure la forza di opporsi ad una legge liberticida, come quella sull’abolizione della prescrizione avversata sia dalla Magistratura che dall’avvocatura. Senza contare che stiamo ancora aspettando che si intervenga sul decreto sicurezza bis che, fin dall’inizio era stato indicato come il primo provvedimento da assumere.

Perlomeno, avesse la capacità il PD di ammettere di aver commesso l’ennesimo errore nel legarsi ad una sgangherata alleanza con il M5S. Sinceramente, alle prese con i problemi all’interno del partito, non c’è chiarezza neppure su questo punto. Per cui, non c’è che da sperare in una nuova crisi di governo che metta fine a questa ennesima farsa, costi quel che costi.

13/2/2020

La Whirlpool lascia Napoli

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