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IL FUTURO DELL’EUROPA

Non c’è dubbio che gli avvenimenti di questi ultimi mesi, costituiscono un grosso rischio per il futuro dell’UE. In effetti, il dramma dei migranti  e la vocazione sempre meno liberista e apertamente sovranista di diversi paesi che aderiscono all’UE, pongono in discussione i principi ideali posti a base dell’UE. Si assiste, purtroppo sempre più spesso, a prese di posizione che sono espressione di una rinascita del nazionalismo più gretto, che si oppone, in questa lunga e travagliata crisi economica, ad ogni soluzione condivisa. E la politica da adottare nei confronti del fenomeno migratorio è uno degli ostacoli più grossi che rende sempre più accidentato il percorso unitario, malgrado si riconosca ampiamente che un fenomeno di questa portata può avere solo una soluzione condivisa non essendo proponibile, per nessuno dei paesi europei e ancor meno per un sol paese, come il nostro, toccato da vicino da questo esodo, una soluzione nazionale e autarchica. Se si tratta, come in effetti è, di un fenomeno a livello mondiale, oggi l’agenzia ONU stima che sono in movimento più di 100 milioni di persone nel mondo, che fuggono dalla fame, dalla violenza, che vanno alla ricerca di un futuro migliore, come si fa a pensare che sia sufficiente, anche per un solo paese, che questo possa avvenire erigendo nuove barriere e a chiudere i porti alle navi dell’ONG, come qualche imbecille vuol fare in Italia. In effetti, malgrado questa minaccia, che ha rarefatto la presenza della navi ONG, non si è fermato l’esodo che ha visto impegnato anche semplici mercantili, oltre alle navi della marina militare.  E questi flussi tenderanno a crescere nei prossimi mesi. L’unica soluzione può venire solo da un’intesa tra tutti i paesi dell’UE ma è importante mutare l’approccio quando si vanno a prendere decisioni che possono cambiare il corso della storia. Purtroppo, in Italia, che pur è stata protagonista della nascita dell’UE, prevale nei confronti dell’Europa un sentimento di sfiducia, se non di aperta ostilità. Molti imputano all’euro il declino economico: accusa davvero incredibile se tutti i paesi, che hanno aderito alla moneta unica, sono cresciuti più di noi anche se questo serve ad assolvere gli imprenditori e la classe politica di questo paese che in questi anni non hanno saputo riformare la pubblica amministrazione e la giustizia e non hanno saputo investire in istruzione e ricerca, costringendo migliaia di cervelli a migrare in Europa o negli USA. Sempre per restare nel settore economico, ai detrattori dell’UE bisogna ricordare che senza le manovre della BCE, che ha acquistato per anni, e lo continua a fare i buoni emessi dal Tesoro, non ci saremmo sottratti ad una catastrofe economica che avrebbe provocato una crisi sociale di cui la portata non è neppure immaginabile. Senza dimenticare le norme a difesa dei consumatori e dell’ambiente, la libera circolazione dei lavoratori e le recenti leggi sulla parità di genere. Senza l’Europa, dunque,l’Italia sarebbe un paese più ingessato e arretrato, meno libero e meno democratico. L’Unione Europea rappresenta oggi la più avanzata frontiera di difesa della democrazia che vi sia oggi nel mondo, per la sua stessa natura, per gli obiettivi che essa propone, per i principi che fanno parte del suo statuto, legge fondamentale anche nel nostro paese. Insomma si tratta di un esperimento che non ha paragoni nella storia umana e che ha permesso ai popoli di questo continente di poter contare su uno sviluppo economico più equilibrato e su un progresso democratico e sociale senza eguali nel mondo negli ultimi sessant’anni. Basti pensare ai successi nel campo della salute, dell’istruzione e della ricerca, il riconoscimento dei diritti sociali e delle libertà civili: conquiste certamente che non sono scontate anche perché alcuni Stati, come quelli del gruppo Visegrad, stanno cercando di limitare questi diritti anche se, dopo la loro adesione all’UE, quest’ultima ha largamente contribuito al loro sviluppo economico, ne ha finanziato la ricostruzione, l’ammodernamento delle strutture produttive e al miglioramento del tessuto sociale e istituzionale. Tutto ciò, soprattutto in periodi di crisi, non lo si può dimenticare e soprattutto ricordarci che bisogna seriamente riflettere sulla ipotesi di mandare a gambe all’aria il progetto dell’Europa Federale. Nella geo-politica di questo primo scorcio di secolo, un altro fenomeno si sta facendo strada ed è che le vecchie organizzazioni  internazionali come la NATO non sono più idonee a costruire una valida difesa per l’Europa. Se l’Europa vuole sopravvivere, deve dotarsi di un sistema autonomo di difesa cui, sembra strano, anche la Gran Bretagna intende aderire, malgrado abbia deciso di uscire dall’Unione. In effetti, nei prossimi anni sarà messa a dura prova la pace per tutti gli abitanti di questo pianeta: se prevarrà la politica conservatrice di chiusura, come quella di oggi, portata avanti dall’amministrazione USA, i rischi di conflitti, anche militari, cresceranno per cui la voce dell’Europa sarà più decisa, quanto più sarà forte la sua capacità di difesa. A condizione che nell’UE prevalga la collaborazione e la solidarietà tra tutti i paesi che ne fanno parte. La maggiore democrazia interna del sistema sarà la chiave di volta per i prossimi anni: di qui la necessità anche di profonde riforme istituzionali nella direzione di una più ampia democrazia degli organi dell’UE partendo dal Parlamento Europeo che potrebbe divenire in prospettiva il Parlamento federale. Non vi è altro argine alle involuzioni autoritarie espresse finora da alcuni paesi: l’antidoto è dato proprio dalla stabilità dell’Europa e dalle sue istituzioni. In tal senso bisogna riconoscere che la Commissione, difronte alle leggi polacche che limitano fortemente l’automomia del potere giudiziario, e anche quello dei media, subordinandolo a quello esecutivo, è intervenuta facendo richiamo al rispetto dei Trattati, avviando la procedura prevista dall’art. 7 del Trattato sull’Unione, che prevede per la Polonia sanzioni fino alla sospensione del diritto di voto. E’ un passo senza precedenti nella storia delle istituzioni comunitarie, come ha scritto anche Sabino Cassese, Giudice emerito della Corte Costituzionale: “per la prima volta l’Unione Europea si fa garante del rispetto dei suoi valori fondamentali”. Questi valori, scritti nel Trattato, sono la dignità umana, la libertà, l’uguaglianza, lo Stato di diritto, la democrazia; in una parola i diritti umani (art. 2). Questi valori non possono essere più considerati come un affare interno agli Stati membri. Il loro rispetto è una garanzia per tutti i cittadini di questo continente, mostrando anche a quei paesi che oggi sono fuori dall’UE quale sia la strada da percorrere, se si tiene allo sviluppo sociale, politico e democratico del proprio paese. Solo per fare un esempio, a chi, come la Turchia, ha chiesto di aderire all’UE, la Commissione e il Parlamento hanno risposto di no, non ritenendo che la Turchia avesse fatto le riforme necessarie per democratizzare il proprio sistema. Ancora più oggi che la Turchia ha rinnovato la fiducia al Presidente Erdogan, confermando, purtroppo, l’ipotesi che detto progetto di democratizzazione ha bisogno di tempi lunghi che rallenteranno ogni ulteriore ravvicinamento della Turchia all’UE. Al contrario, la trasformazione dell’UE in Stato federale, che riguarda più di mezzo miliardo di persone, sarà nei prossimi anni l’obiettivo sul quale i paesi membri saranno chiamati a pronunciarsi, secondo quella prospettiva antica e attuale della Costituzione degli Stati Uniti d’Europa. Come ha detto il Prof. Prodi, fuori dall’UE non c’è domani. Come ha scritto un commentatore politico (Emanuele Felice) sull’ “Espresso” di qualche mese fa “ricordiamoci di quello che eravamo e di quello che siamo diventati. Di come ci siamo arrivati. E delle vere, grandi sfide che abbiamo davanti”. Non facciamo che un problema pur delicato come quello dei migranti, possa distruggere questa prospettiva, l’unica in grado di assicurare sviluppo e democrazia.

Giugno 2018

Avv. Eugenio Oropallo

 IL FUTURO DELL EUROPA

 

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