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UN NUOVO ERGASTOLO OSTATIVO?

Il M5S ha depositato un disegno di legge che ha per obiettivo di disciplinare “un nuovo ergastolo ostativo” orientato di fatto a neutralizzare le indicazioni della CEDU e della Corte Costituzionale sulla incompatibilità della pena detentiva gravata da una assoluta ostatività. Tale proposta “stellata” a differenza del ddl del PD presenta profili incompatibili con la Costituzione. In perfetta sintonia con quanto sostengono alcuni magistrati inquirenti di voler “scongiurare che il contrasto della criminalità organizzata venga rallentato e disarticolato a causa di mal interpretati principi relativi alla funzione rieducativa della pena”. In effetti, molti magistrati, come Giancarlo Caselli e Roberto Scarpinati dicono che la normativa sul nuovo ergastolo ostativo “è attesa da molti capi mafia”. Sempre Scarpinato aggiunge che bisogna “evitare che escano dal carcere importanti capi mafia che non si sono affatto ravveduti”. Sembra che tutto si sia fermato a trenta anni fa, quando c’era lo stragismo e si dovettero varare le leggi emergenziali. Questo è quello che scrive in sintesi il quotidiano “Il Dubbio”. L’Osservatorio Carceri delle Camere Penali denunzia, senza mezzi termini, che si vuole estendere il catalogo già ampio dei reati ostativi facendovi rientrare reati non esplicitamente ostativi. Proposta che va contro l’orientamento di varie sentenze della Cassazione.  Altro punto fortemente critico è quello di togliere ai magistrati di sorveglianza “territoriale” tutte le decisioni sulla concessione del beneficio agli ergastolani ostativi per accentrarle nel Tribunale di Sorveglianza di Roma. In sostanza è quanto accade già per l’applicazione dei 41 bis. Di fatto è uno schiaffo e mancanza di fiducia a tutti quei magistrati di sorveglianza che seriamente e con scrupolosità svolgono il proprio lavoro. L’Osservatorio Carceri denuncia che tale previsione, del tutto scollegata dalle sollecitazioni della Consulta, “preoccupa non solo perché continua a mostrare una sfiducia verso l’operato della Magistratura di Sorveglianza ma anche perché rischia di aggravare le condizioni di lavoro del Tribunale di Sorveglianza gravate già oggi da deficit di organico e di risorse che rendono sofferente la risposta tempestiva della magistratura romana all’esecuzione penitenziaria”. Di fatto c’è una parte della magistratura che tende a vanificare i principi riaffermati dalla Consulta e dalla CEDU, facendo pressione anche su una parte dei politici incline a sentire le ragioni di certi giudici che rivendicano ancora una volta di escludere i detenuti per reati di mafia da ogni forma di beneficio, rischiando che ancora una volta la Consulta sia sommersa da ricorsi. C’è dunque la necessità di contestare a questi giudici che essi non possono tradire quelle leggi emanate dal Parlamento che sono obbligatorie per tutti i cittadini ed in particolare da chi per mestiere è tenuto ad applicarle, soprattutto quando si tratta di valutazioni espresse dalla Consulta. Laddove la tendenza in Italia e in Europa è quella di riconoscere che il carcere non può più essere lo strumento per combattere la criminalità organizzata ma una misura, senza dubbio più dura, che non può azzerare i diritti fondamentale riaffermati dalla nostra Carta Costituzionale. O dobbiamo dar ragione a quella parte della comunità nazionale che vede in questo un disegno un ulteriore sintomo di limitazione della libertà dell’individuo?

Novembre 2021

Un nuovo ergastolo ostativo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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