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No Tav: condanna per interruzione di pubblico servizio

Occupare i binari di una stazione ferroviaria, e bloccare così alcuni treni, vale una condanna per “interruzione di pubblico servizio”. Assolutamente secondario, osservano i giudici, il fatto che il disagio arrecato sia stato minimo (Cassazione, sentenza n. 37456/19, sez. Feriale Penale). L’episodio si è verificato a marzo del 2012 nella stazione di Torino ‘Porta Nuova’, ‘invasa’ in quella mattinata da numerosi partecipanti – soprattutto studenti – a una manifestazione ‘no Tav’. In sostanza, circa trecento persone hanno prima marciato in corteo nel centro di Torino, come previsto, per poi, all’improvviso, compiere un blitz non previsto e non autorizzato nella stazione ferroviaria, occupando i binari – anche grazie a bandiere e striscioni – col chiaro obiettivo di bloccare un ‘Frecciarossa’.
Immaginabili le polemiche. Inevitabili però gli strascichi giudiziari. In particolare, quattro persone finiscono sotto processo perché ritenuti responsabili di «interruzione di pubblico servizio». A sorpresa, però, i giudici del Tribunale di Torino, una volta ricostruito nei dettagli l’episodio, sanciscono la loro “non punibilità” per “particolare tenuità del fatto”. In primo grado si osserva che «la manifestazione si è sempre mantenuta pacifica e non è degenerata in alcuna attività violenta contro persone o cose» sottolineando «la limitata durata della interruzione del traffico ferroviario; la modesta entità delle conseguenze immediate (consistite in un ritardo di sei minuti per un treno regionale e nel mancato ricovero di un treno “Frecciarossa”, senza disagi per i passeggeri; la particolare tenuità delle azioni singolarmente realizzate da ciascuno dei soggetti sotto processo (attraversamento; breve soffermarsi; sedersi sulla pensilina) e la loro incensuratezza. Visione opposta, invece, quella dei giudici della Corte d’appello di Torino, i quali accolgono le obiezioni mosse dalla Procura e ritengono colpevoli i quattro manifestanti per il reato di «interruzione di pubblico servizio». A questo proposito, viene evidenziato il fatto che «in violazione del programma comunicato alle autorità, il corteo aveva colto di sorpresa le forze dell’ordine…», senza dimenticare poi «il coinvolgimento nella manifestazione di molte persone (circa 300)». A chiudere il fronte giudiziario provvede la Cassazione, confermando in toto valutazioni e decisione della Corte d’appello. Nessun dubbio, quindi, sulla legittimità della condanna dei quattro manifestanti. In primo luogo i magistrati ribadiscono che ci si trova di fronte a un evidente caso di «interruzione di pubblico servizio». Subito dopo essi aggiungono che è evidente il «dolo». «La condotta è stata realizzata», viene osservato, «nell’ambito di una manifestazione contro il trasporto ferroviario veloce, …in assenza di accordi con le forze dell’ordine o con il personale ferroviario volti ad individuare un lasso temporale che consentisse una occupazione simbolica priva di conseguente e con la finalità di affermare la propria decisa contrarietà alla alta velocità». Per quanto concerne poi la gravità dell’episodio incriminato, dalla Cassazione sottolineano che «l’alterazione della regolarità del servizio non può essere esclusa sulla sorta di un lieve ritardo nella partenza del mezzo».

Fonte: D&G

Settembre 2019

No Tav, condanna per interruzione di pubblico servizio

                                  

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