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IL CASO KNOX INNANZI ALLA CEDU

La Corte EDU di Strasburgo con sentenza del 24 gennaio 2019 ha recentemente condannato lo Stato Italiano a risarcire Amanda Knox per aver violato i diritti della difesa (ric. n. 76577/13). Ricorso che la Knox aveva presentato subito dopo essere stata scagionata dall’accusa di omicidio della studentessa Meredith Kercher avvenuto in un’abitazione di Perugia. In particolare, la ricorrente denunziava la violazione del principio del giusto processo ai sensi art. 6 della Convenzione europea, per la mancata presenza dell’avvocato difensore al primo interrogatorio avvenuto nella Caserma della Polizia alle due di notte del 6 novembre 2007. Ancora, lamentava la Knox la violazione del diritto di difesa ai sensi art. 48 della Carta dei Diritti Fondamentali UE per aver utilizzato lo staff investigativo, nel corso dell’interrogatorio, un interprete che non si era limitato al solo compito di traduzione e infine per violazione del divieto della tortura, di cui agli artt. 3 CEDU e 4, della Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE. La Corte ha accertato la sussistenza della violazione del principio del giusto processo e del diritto di difesa, escludendo, comunque, l’ipotesi più grave del trattamento inumano e degradante che aveva lamentato. Di particolare interesse, il ruolo avuto dall’interprete durante l’interrogatorio che si è svolto alla presenza di tre agenti della polizia e di un dipendente della stazione di polizia che fungeva da interprete. A giudizio della Corte EDU, si è trattato di un comportamento “anomalo” in quanto l’interprete non si sarebbe limitato a tradurre ciò che diceva la Knox e le domande degli inquirenti, ma avrebbe svolto un ruolo di “mediatore” e “suggeritore” in totale violazione della Convenzione, per cui la Corte condannava lo Stato italiano a risarcire la ricorrente l’importo di € 10.400,00 a titolo di danni morali, oltre al ristoro delle spese legali liquidate in € 8.000,00.Quello che rileva, nella sentenza, non è tanto la misura del risarcimento quanto il comportamento degli investigatori. Se questi sono i sistemi investigativi utilizzati in un caso delicato, come quello che ha tenuto banco per diversi anni nelle cronache giudiziarie, ebbene bisogna malinconicamente riconoscere che c’è ancora molto da lavorare per rendere più efficiente il sistema e assicurare il rispetto dei diritti dell’indagato in tutte le fasi del procedimento penale. Secondo le stime della Suprema Corte e della Corte dei Conti, si spendono milioni di euro per le intercettazioni e molto meno per la preparazione degli addetti al settore investigativo della polizia. Non sarebbe male ricordare che anche un sospettato – fino a prova contraria – non può essere trattato come fosse già colpevole per cui anche nei suoi confronti bisogna rispettarne i   diritti previsti dalla normativa convenzionale e dalla Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE. La vicenda knox e dell’altro coimputato è esemplare: dopo anni di indagini ed un lungo processo sono stati entrambi scagionati dall’accusa di omicidio. Questa volta, come in tante altre vicende, essenziale è stato il ruolo della difesa che ha saputo ribaltare quello che le cronache giudiziarie avevano etichettato come un delitto senza storia.

Febbraio 2019

(Avv. E. Oropallo)

il caso Knox innanzi alla CEDU

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