L’EMERGENZA COVID-19 INNANZI ALLA CEDU
“Per la prima volta – scrive il quotidiano “Il Dubbio” – il governo italiano dovrà rendere conto alla Corte Europea di Strasburgo di come sta gestendo l’emergenza Covid-19 nelle carceri italiane”. Il caso è sorto da una richiesta di una misura provvisoria urgente che gli avvocati di un detenuto, hanno indirizzato alla CEDU, dopo che era stata rigettata l’istanza di detenzione domiciliare richiesta al Magistrato di Sorveglianza di Verona, dove è attualmente recluso il cliente. La decisione che non ha preso in considerazione l’emergenza coronavirus, nonostante l’istanza pervenuta ai sensi art. 123 del d.l. n. 18/2020 “Cura Italia”, è stata impugnata nel foro interno dinanzi al Giudice di Sorveglianza di Venezia. Ma le lungaggini processuali del processo in Italia hanno indotto la difesa a presentare una richiesta urgente alla CEDU in base all’art. 39 del regolamento della CEDU, quando è a rischio la vita di una persona. La Corte ha ritenuto procedibile il ricorso ma ha sospeso la decisione in attesa che il governo italiano relazioni su alcuni aspetti relativi alla gestione dell’emergenza sanitaria nei penitenziari. A base del ricorso gli avvocati hanno fatto riferimento alla violazione dell’art. 3 Cedu per trattamenti inumani e degradanti chiedendo che, con una misura urgente e provvisoria, il detenuto sia posto in detenzione domiciliare anche senza il braccialetto elettronico, come intende l’amm.ne giudiziaria, data la cronica carenza di tale strumento o, in alternativa, che sia posto in condizioni di sicurezza tali da rispettare le norme sanitarie e trasferito in cella singola, facendo notare che attualmente il detenuto è rinchiuso in una cella di 7-8 mq. insieme ad altro detenuto. Certamente un ambiente inadatto che non può garantire il rispetto di quelle norme che, anche prima dell’emergenza, sarebbero state sufficienti a ritenere la condizione carceraria iniqua e dunque in aperta violazione dell’art. 3 della Cedu.
20/4/2020