skip to Main Content

L’eccidio di Srebrenica

L’eccidio di Srebrenica

 A chi è di corta memoria, vogliamo ricordare l’eccidio compiuto dall’esercito serbo nel luglio 1995 nei confronti della popolazione maschile della città di Srebrenica. La strage di più di 8000 uomini e ragazzi mussulmani, che si erano rifugiati nella zona posta sotto il controllo della Forza di protezione delle NU, fu eseguita – nel corso di diversi giorni – dalle forze serbo-bosniache del generale Mladić e da unità paramilitari, tra cui reparti irregolari di polizia.Bambini e anziani furono espulsi con la forza nel quadro di un’operazione di polizia estesa su vasta scala che ha reso quello di Srebrenica il maggior crimine di guerra perpetrato in Europa dalla fine della seconda guerra mondiale. In effetti, il massacro di Srebrenica è stato riconosciuto come vero e proprio genocidio sia dal Tribunale penale internazionale per l’ex Iugoslavia sia dalla Corte Internazionale di giustizia (sentenza del 27.2.2007).  Ma il giudizio sulle responsabilità di questo atto di ferocia non sarebbe corretto se non si ricordasse – come si è scoperto oggi – che il comando delle forze alleate inviate dall’ONU- fosse a conoscenza di quanto Mladić stesse preparando. Dunque, si può dire che questo contingente militare – sia pure indirettamente – possa ritenersi complice di questo barbaro atto, negando a cittadini inermi la protezione che, in teoria, esso avrebbe dovuto assicurare lasciandoli alla mercé del boia.  Questa tragedia – come altre compiutesi in Europa nel corso del secolo scorso – conferma l’ipocrisia delle grandi potenze pronte a richiamarsi a principi universalmente riconosciuti ma sistematicamente violati. Ancora oggi, la Russia si è servita del proprio diritto di veto a riconoscere questa strage come un vero e proprio genocidio. Vero è che il Parlamento europeo con una risoluzione del 9.7.2015 ha riconosciuto e condannato con la massima fermezza il genocidio di Srebrenica, esprimendo il proprio rammarico per il fatto che il Consiglio di sicurezza dell’Onu, per effetto del veto russo, non sia stato in grado di commemorare questo evento riconoscendo che si è trattato non di un atto di barbarie ma di un vero e proprio genocidio. Al di là della qualificazione giuridica del massacro, sta di fatto che ancora oggi non si riesce ancora a trovare un accordo politico tra le parti. Tra l’altro mentre il Presidente serbo ha partecipato alla cerimonia di commemorazione nel corso della quale è stato duramente contestato, nessuno dei rappresentanti ufficiali delle grandi potenze o dei paesi dell’UE hanno ritenuto di partecipare alla commemorazione, limitandosi a far pervenire formali attestati di solidarietà.  Tra l’altro, le cd. missioni di “peacekeeping” ormai si sono intensificate rendendo sempre più numerose le stragi che si misurano nei confronti di popolazioni civili ed inermi. Stragi che stanno provocando, nel corso di questi ultimi anni migrazioni di milioni di persone che cercano di sfuggire alla morte ed alle persecuzioni chiedendo asilo nei paesi dell’Europa civile e tradizionalmente disponibile all’accoglienza. Ma di fronte a questi disastri l’Europa non ha trovato di meglio che intercettare questi flussi, limitando, per quanto possibile, la richiesta di asilo politico e rifiutando l’accesso a chi emigra per sfuggire alla fame ed alle carestie. Quasi che questi due flagelli non siano conseguenza anche dello stato di guerra permanente in cui si trovano questi popoli.  Le lapidi del cimitero mussulmano di Srebrenica sono lì al sole e alle intemperie a ricordarci la falsa coscienza umanitaria dei governi che oggi guidano i paesi dell’Unione. Anche questo ci induce a pensare che l’UE non può essere costruita sulla base di equivoche dichiarazioni di solidarietà che contrastano con una politica che rinnega quei diritti posti a base dei Trattati di adesione, oltre che dei riconoscimenti della Convenzione della CEDU, resa ufficialmente legge dall’Unione. Recentemente, è stato lo stesso Presidente della Commissione UE a denunziare apertamente le violazioni del diritto da parte di numerosi paesi dell’Unione dichiarando di non sentirsi più disposto a vivere in un sistema che calpesta i principi posti a base dei Trattati dell’UE. Speriamo che questa dichiarazione non resti lettera morta e che i paesi dell’UE riconoscano non più accettabile una politica di accoglienza basata sulla violazione dei più elementari principi umanitari.

Agosto 2015

(Avv. E. Oropallo)

L’eccidio di Srebrenica

 

Back To Top
Translate »