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IL GOVERNO ALGERINO ARRESTA GLI OPPOSITORI NEL SILENZIO DELL’EUROPA

Come scrive il quotidiano La Repubblica del 6 gennaio scorso “Il ricatto energetico sovrasta i diritti umani“. Il movimento di opposizione che ha sfidato il governo algerino fino al 2020 è solo un lontano ricordo. L’ultima vittima della repressione è Ihsane El Kadi, un giornalista ed un simbolo del paese magrebino, fondatore e direttore di radio Magrem arrestato nella notte del 24 dicembre mentre la radio e il sito chiusi il 29. L’accusa è quella di aver ricevuto fondi stranieri “per compiere atti che possono costituire un attentato alla sicurezza dello Stato“. In realtà, i fondi erano quelli erogati dall’UE per poter sopravvivere. Ma tutto questo è solo un pretesto per arrestare il giornalista che aveva pubblicato un articolo di critica al capo dello Stato. Dalle cancellerie europee per il momento non c’è stata alcuna reazione mentre il governo algerino ha in progetto di fare una legge per bloccare del tutto i finanziamenti esteri ai media algerini. Pochi ormai sono i siti che possono avere una certa indipendenza. La rete RSF – Reporters Sans Frontieres – ha lanciato un appello alle Nazioni Unite a sostegno della richiesta di liberazione del giornalista. Il potere politico, grazie alle riserve di gas pari a circa 2400 miliardi di m3, ha messo a tacere ogni forma di dissenso nel silenzio di quanti hanno bussato alle porte del paese per accaparrarsi i rifornimenti di gas. Tra i primi c’è la Francia che ha operato una svolta a 180 gradi nelle sue relazioni con Algeri, dopo che aveva limitato i visti d’ingresso dei cittadini algerini in Francia o come l’Italia che ha fatto un accordo per costruire un nuovo gasdotto tra la Sicilia e le coste algerine per aumentare il volume delle forniture di gas da 25 a 35 miliardi di m3 all’anno. Dall’inizio della guerra ucraina i ricavi delle vendite di gas algerino all’EU sono aumentati del 70% di modo che il governo ha potuto così portare a oltre 22 miliardi di dollari i fondi per le spese militari per poter controllare la società e silenziare ogni forma di dissenso. Non a caso qualche settimana fa la nostra premier si è recata in visita ufficiale in Algeria per completare un percorso avviato dal suo predecessore Mario Draghi. Per liberarsi dal ricatto del gas russo l’Italia ha cercato altre fonti di approvvigionamento. Nel primo semestre del 2022 le importazioni di gas algerino sono state di circa 5,57 miliardi di dollari. Una nuova “dipendenza” certo meno impegnativa di quella con la Russia ma è necessario per il governo di aumentare le forniture con l’obiettivo di raddoppiare il quantitativo di gas da destinare in parte ai paesi del Nord Europa. In realtà, il progetto della premier è molto più ambizioso. Come ha spiegato Scalzi che accompagnava la premier, l’obiettivo è quello di consolidare i rapporti con i partner storici dell’Italia nel Nord Africa. L’Italia vuol diventare il punto di ingresso energetico del Mediterraneo, e costituire L’hub europeo del metano. Progetto che può realizzarsi solo costruendo un nuovo gasdotto di circa 400 km per portare il gas dall’Algeria all’Italia, passando per la Libia. In contemporanea alla visita del premier in Algeria, i ministri degli Interni e degli Esteri italiani si sono recati a Tunisi per affrontare il problema dell’immigrazione clandestina, visto che ben 32mila migranti hanno raggiunto l’Italia partendo dalla Tunisia e ben 18mila erano cittadini tunisini. Il paese, infatti, si trova in una grave crisi economica: per evitare il default la Tunisia ha bisogno disperatamente di un prestito del FMI per 1,9 miliardi di euro per cui il presidente tunisino è stato ben lieto di aprire le porte ai due ministri italiani che hanno chiesto di bloccare i flussi migratori provenienti dalla Libia, promettendo di ricompensare questa collaborazione con aiuti economici. “Vogliamo essere presenti nel Mediterraneo e svolgervi un ruolo di pace, senza alcun atteggiamento predatorio aggressivo e da colonizzatori“, ha dichiarato il ministro Piantedosi. Ma questo sulla carta perché, al di là delle parole, l’obiettivo per l’Italia è quello di trovare il suo posto nella gestione delle ricchezze del vicino continente africano. In questa prospettiva, deve fare i conti sia con la Francia che non resterà certamente a guardare le manovre dei “furbetti italiani” ma anche con la Turchia e l’altro partner africano – l’Egitto – che rivendicano di avere una posizione egemonica nell’area. Basti ricordare che, a proposito dello sfruttamento dei giacimenti che si trovano nelle acque territoriali dell’isola di Cipro, per poco non si è giunti ad aprire un nuovo conflitto con il coinvolgimento dei paesi dell’area, Grecia compresa, nonché della Francia che ha ricevuto i nulla osta per le trivellazioni al largo di Cipro. Ma neppure l’UE appoggia questa prospettiva lanciata dal governo. In una recente video-intervista rilasciata al sito Euractiv, l’ex premier Conte M5S ha dichiarato che “non sembrano esserci segni di una svolta nella politica estera italiana”, riconoscendo al suo governo “il merito di aver sottoscritto una serie di accordi con la Tunisia per cui la visita della premier in Tunisia è nel segno del consolidamento di questi trattati e di questi accordi“. A proposito del progetto di fare dell’Italia un hub energetico, Conte si è detto scettico a causa dell’entità degli investimenti necessari per la costruzione di questo nuovo gasdotto, soprattutto se esso viene a ridurre i fondi per i progetti sulle rinnovabili, concludendo che “il Piano Mattei è uno slogan senza contenuti“. Un ruolo obiettivamente difficile da ricoprire anche per lo scetticismo e la diffidenza dei paesi del Magreb che hanno ancora un vivo ricordo degli eccidi di cui si rese protagonista il regime fascista nel corso della Seconda guerra mondiale.

Febbraio 2023

IL GOVERNO ALGERINO ARRESTA GLI OPPOSITORI NEL SILENZIO DELL’EUROPA

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