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IL DIRITTO AL DISSENSO

Qualche giorno fa – nel corso di un’intervista al quotidiano “Il Foglio” il magistrato Morosini – consigliere del Csm – a proposito della riforma costituzionale sulla quale gli italiani nel prossimo autunno saranno chiamati a pronunciarsi, sembra che abbia parlato di “rischio di una democrazia autoritaria”. A rincarare la dose, il magistrato avrebbe aggiunto che “se passa la riforma costituzionale, abbinata all’Italicum, il partito di maggioranza potrà decidere da solo i membri della Consulta e del CSM di nomina parlamentare….Uno scenario preoccupante”. Queste affermazioni hanno sollevato un vero e proprio vespaio politico, anche se il Giudice Morosini si è affrettato a smentire il contenuto dell’intervista. Il Ministro della Giustizia addirittura ha chiesto chiarimenti al CSM sul suo consigliere in quanto “se alcune di quelle parole risultassero confermate, sarebbe un aperto contrasto con lo spirito di leale collaborazione che fino a qui ha ispirato i rapporti tra Governo e CSM”. Ben prima delle dichiarazioni che il Giudice avrebbe fatto al Foglio, nello scorso gennaio, la corrente togata cui aderisce il giudice Morosini – parliamo di Magistratura Democratica – in un manifesto pubblicato sul suo sito ha scritto che é addirittura “in gioco l’architettura democratica della Repubblica” lanciando un appello “ad un rinnovamento reale e democratico delle istituzioni per l’estensione della partecipazione e della coesione sociale, per la tutela dei diritti fondamentali, per una democrazia sostanziale e veramente efficiente”.  Se questo appello – in cui chiaramente si prende posizione contro la riforma proposta dall’attuale Governo – non ha sollevato scandalo alcuno, non vediamo come si possa criticare l’intervento del giudice su un tema così delicato come quello della riforma costituzionale. Anche se Renzi ha inteso dare un tocco “personale” a questa riforma, il punto non è di votare pro o contro questo Governo, pro o contro il sig. Renzi ma di esprimersi su di una delicata operazione di modifica della Carta Costituzionale ritenuta impropria, pericolosa e mal impostata da schiere di giuristi di chiara fama e di magistrati che hanno alle spalle anni di battaglie svolte a difesa dei diritti civili. Anche se si è parlato di opportunità, il fatto è che l’intervento del ministro della giustizia costituisce una vera e propria forma di pressione sulle posizioni che legittimamente ha espresso il Magistrato – certamente più titolato ad esprimere una opinione sul progetto di modifica costituzionale proposto dal Governo-. O si crede che il compito dei magistrati sia quello di osservare il silenzio su una vicenda che pone in discussione le basi democratiche del nostro assetto istituzionale e sugli sviluppi della nostra società? Certo, nella attuale campagna referendaria già avviata dal Governo, si cerca di smussare il dissenso e mettere a tacere le voci contrarie. Come ha scritto il dott. Spataro (oggi Procuratore capo a Torino) in un articolo di Repubblica – “qui si tratta di un diritto costituzionale di cui -anche il Magistrato come ogni cittadino- è titolare – ricordando come ha scritto L. Ferrajoli “se c’è una questione che non ha niente a che fare con le funzioni del Governo è precisamente la Costituzione”. “Bisogna attivarsi – scrive ancora il dott. Spataro – spiegando le ragioni del NO, ovunque sia possibile, nelle università, nei centri sociali, nei circoli di quartiere…”. Ricordando che “ben 56 costituzionalisti, tra cui gli ex presidenti della Consulta…si sono schierati pubblicamente per il NO”. “Perché mai – in questo quadro – conclude il Magistrato – sarebbe inaccettabile che i Magistrati si impegnano e si espongano pubblicamente nella campagna per spingere i cittadini a dire no?” Qualcuno ha parlato dell’opportunità per i magistrati di tenersi fuori da questa battaglia referendaria. Come ha scritto in altro editoriale il dott. Giancarlo De Cataldo – Magistrato del tribunale di Roma e conosciuto anche come scrittore – (La Repubblica del 10.5 ) “è davvero strano che proprio ai magistrati che pur dispongono di un patrimonio di conoscenze specifiche si chieda opportunamente di restare fuori da questa lotta. Ma al contrario, è proprio perché tra qualche mese andiamo a votare per cambiare (o conservare) l’attuale Costituzione, è necessario che anche i magistrati facciano sentire la loro voce”. “Opportunità – scrive il Magistrato – è un termine scivoloso, inafferrabile…Delinea una zona grigia disancorata da riferimenti precisi ….e nello stesso tempo potenzialmente soggetta a intervento censorio di organi di vigilanza e controllo. Il rischio è che – si legge ancora nell’articolo – si tramuti in un’arma da brandire contro le voci dissenzienti in quanto tali. O che il timore di essere giudicati “inopportuni” induca all’autocensura e al silenzio”.  Non è un caso che un Governo, criticabile per tanti versi e forte solo di un preteso e non provato consenso popolare, faccia di tutto per cancellare le radici della nostra società, di governare nella tradizione di quest’ultimo trentennio, a forza di decreti. Un esecutivo che sta dimostrando tutta la sua incapacità di combattere una corruzione sempre più diffusa, aldilà di pretese differenze politiche, priva di qualsiasi esperienza politica. Certo, la battaglia referendaria è uno dei temi centrali dello scontro politico che si sta svolgendo non tanto e solo nelle aule parlamentari ma nel mondo del lavoro, sul fronte dell’immigrazione, contro la disoccupazione e lo sfruttamento nelle fabbriche e nei cantieri. Aldilà di tutti i successi vantati, il solo primato di questo Governo è quello di fare largo uso dell’informazione televisiva e della carta stampata per pubblicizzare una realtà che non è quella con cui milioni di persone quotidianamente si confrontano oggi in Italia. Come ha affermato il dott. Morosini (anche se poi è stato costretto a smentirlo) “..(noi) siamo per una sinistra sociale che pensi alle persone svantaggiate, ai pensionati, agli immigrati. Nessuno può dirsi estraneo a questa battaglia”.

Maggio 2016

(Avv. E. Oropallo)

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