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IL DESTINO DELL’EUROPA E I DIRITTI DEI MIGRANTI

In questo anno che, per molti versi, ci ha visto spesso spettatori inermi difronte alle tragedie che si consumavano sui nostri mari e alla frontiere esterne dell’Europa, giunge inattesa una misura proposta dalla Danimarca, che fa parte dell’UE, che ha sottoscritto i Trattati europei, la Convenzione EDU e dunque si riconosce nei principi fondanti dell’UE, che ci ha lasciato col fiato sospeso. Il governo espressione del partito xenofobo al potere, ha presentato un progetto di legge che dispone, per i migranti che entrano nel paese, il sequestro di tutti i beni, salvo una piccola cifra in denaro. Una sorta di tassa di ingresso nel paese a compensare le spese d’asilo e di assistenza. Al giornalista che ha riportato la notizia sul quotidiano “La Repubblica” questa misura ricorda quella che era stata una delle prime misure poste in essere dal nazismo nei confronti degli ebrei cui venivano sequestrati tutti i beni, prima di inviarli ai lavori forzati e poi alle camere a gas. Non riteniamo azzardato questo paragone: anzi, se ci è concesso, la misura proposta dal governo danese ci sembra molto più cinica e odiosa. In realtà, il nazismo non aveva mai nascosto quale fosse l’obiettivo che intendeva raggiungere. Oggi, in un’area – come quella dell’EU- venire a proporre una misura del genere non solo si mettono in discussione tutti i trattati – a cominciare dalla Convenzione Internazionale per la tutela dei diritti dei migranti adottata dal TU nel 1990 ma si pone una seria ipoteca sul progetto di costituzione di uno Stato federale europeo fondato sui principi di solidarietà tra i quali non ultimo il diritto-dovere di accogliere i migranti che bussano alle porte dell’Europa. Certo, quando si assiste a un fenomeno migratorio di così vaste proporzioni, il rimedio più immediato è quello di chiudere le frontiere, soprattutto in nome del welfare del paese ospitante. Se dunque il nazismo è stato storicamente condannato per gli obiettivi che perseguiva, è altrettanto grave per un paese che si dichiara di aderire ai principi della democrazia e della solidarietà internazionale, usare questo argomento per rifiutare di accogliere i migranti. Così vacilla ancora di più l’idea di un’Europa faro di civiltà. Certo che questa manovra non è l’unica che ci preoccupa. Qualche settimana fa, come aggiunge l’autore dell’articolo comparso su “La Repubblica” di domenica scorsa, l’UE ha affidato alla Turchia l’incarico ben retribuito di fermare i profughi siriani nel loro territorio per evitare che sbarchino sulle coste europee. E ancora, per fermare l’ondata dei profughi nei paesi del Nord Europa, la Germania ha criticato l’Italia per la mancata registrazione delle impronte digitali dei migranti che entrano in Europa, richiedendo, in caso di rifiuto, di usare anche la forza per trattenere più a lungo i migranti che oppongono resistenza. Difronte a questi fatti – che comunque costituiscono una violazione dei diritti umani e che ha visto intervenire più volte la Commissione UE contro i paesi che non rispettavano le norme del Trattato, viene da ripensare quale potrà essere il futuro di questo continente e il destino dei popoli europei. Il fenomeno delle ondate migratorie non cesserà nei prossimi anni anche perché la cd. globalizzazione ha messo in movimento masse enormi di diseredati che fuggono dalla miseria delle campagne, dall’inquinamento, dalla fame e non ultimo dalle guerre di cui il nostro sistema economico è uno dei primi artefici a livello mondiale in quanto spesso le guerre sono combattute per sostenere precisi interessi economici dei paesi capitalisti. Questo è il caso del Medio Oriente, oggi nell’occhio del ciclone, lo è quello dell’Africa dove ai tradizionali paesi colonialisti si sono aggiunti recentemente nuovi predoni capitalisti come la Russia e la Cina. Se non si muta regime, la guerra è alle porte anche in Europa: è questione di tempo ma necessariamente essa toccherà anche i nostri territori. Quale il rimedio che si può adottare per far tacere le armi? Il progetto è ambizioso ma non ne conosciamo altri: cambiare alla radice il nostro modo di produrre che genera ad un polo ricchezze enormi e all’altro polo la miseria crescente di milioni di esseri umani. Credo che nessuno sia disponibile a lasciare il proprio paese nativo, i suoi affetti, rinunziare ai propri sogni, a costruirsi una famiglia e ad avventurarsi sui mari in tempesta con un’alta percentuale di non arrivare mai a destinazione o con il rischio di essere mandato indietro. Dobbiamo liberarci dalle nostre paure, del nostro egoismo, dai nostri pregiudizi e imporre ai nostri governi un cambio radicale di rotta che consenta all’UOMO di essere protagonista della storia e non vittima delle scelte dei propri governi che parlano sempre di più di ridurre il costo del lavoro, di aumentare la produttività e di far crescere il PIL ma sempre meno sono disposti a prendersi carico delle sofferenze dei propri cittadini. La speranza è che i nostri popoli possano mandare a casa la vecchia classe dirigente e costruire un mondo dove la solidarietà tra i popoli della terra possa mettere a tacere i rumori di guerra.

Dicembre 2015

Avv. Eugenio Oropallo  

IL DESTINO DELL EUROPA E I DIRITTI DEI MIGRANTI

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