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IN DIFESA DELLA COSTITUZIONE

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Prima di entrare in argomento, riteniamo quanto meno opportuno precisare il quesito sul quale gli italiani saranno chiamati a pronunciarsi. In questi ultimi mesi, pur essendosi intensificata la polemica tra i due fronti pro e contro la riforma, per milioni di italiani è ancora oscuro su che cosa dovrebbero pronunciarsi. Eccolo, dunque, il quesito referendario “Approvate il testo della Legge Costituzionale concernente “Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione, approvato dal Parlamento e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016?”. Bisogna riconoscere che, privi di qualsiasi informazione seria su quelle che sono le questioni che il quesito indica, scommettiamo, senza timore di essere smentiti, che il 99% degli italiani andrà a votare o affidandosi alla buona sorte, o a tener conto delle indicazioni dei rispettivi partiti in cui essi si riconoscono, o delle simpatie che riscuotono i protagonisti di questa singolare battaglia, o in base ai suggerimenti dei canali di informazione, carta stampata e televisione in primo piano. Certo che questi temi meriterebbero un approfondimento che non c’è stato se non a livello dottrinale o confinato negli spazi angusti di un Parlamento ingessato, costretto in questi anni a non avere più alcun ruolo centrale nelle scelte politiche e spogliato della sua prerogativa costituzionale di legislatore. Lo stesso Renzi, capo dell’attuale governo di centro-sinistra, non ha fatto misteri sul fatto che questo voto non è un voto solo pro o contro la riforma costituzionale ma pro o contro il Governo ma consigliato forse da qualcuno più avvezzo ai giochi di potere ha modificato il tiro dichiarando che il voto contro la riforma non era un voto contro il Governo facendo capire che egli resterà saldamente al comando fino alle prossime elezioni. Come ha scritto Settis, “non possiamo, non dobbiamo legare la sorte della riforma della Costituzione a questo governo in carica” (L’espresso del 12.5.2016). D’altra parte i padri di questa riforma sono tanti: si tratta di un processo già iniziato negli anni della presidenza Berlusconi perciò scrive ancora Settis “il giudizio sulla riforma non può essere “immiserito a un plebiscito per Renzi o contro di lui.”  Dovremmo invece interrogarci – scrive sempre Settis- sul contenuto delle riforme pensando alle prospettive e alle incertezze sul futuro”.                 In realtà il governo attuale –a scatola chiusa – propone di riscrivere ben 45 articoli della Costituzione per cui abbiamo il diritto di sapere perché essi vanno cambiati, che cosa ci dobbiamo aspettare dalla cancellazione o dall’affievolimento di diritti fondamentali che la Costituzione oggi tutela come il diritto alla salute, al lavoro, il pieno sviluppo della persona umana. Inizialmente Renzi, Boschi e il PD hanno parlato di semplificazione dei costi della politica a seguito della riforma del Senato. Ma si è visto che il taglio di 200 senatori farà risparmiare solo briciole (secondo la Ragioneria dello Stato solo il 9% delle spese). C’è insomma il rischio di un’involuzione autoritaria del nostro sistema che potrebbe travolgere tutto l’attuale impianto costituzionale. In effetti, non si tratta di modificare alcuni articoli della legge fondamentale dello Stato ma di fornire al governo di oggi e a quelli che verranno gli strumenti per governare senza troppi ostacoli. Insomma, abbiamo un vero e proprio rafforzamento del potere esecutivo su tutti gli altri poteri dello Stato. Fatte le dovute differenze, è quello che Erdogan sta tentando di fare oggi in Turchia, sia pure con strumenti diversi: falcidiare ogni resistenza per dare un maggiore potere al governo centrale. Si tratta di un disegno, quello turco, che vuole il paese sempre meno pluralista, avvilendo o limitando le libertà civili, controllando l’opposizione e criminalizzando ogni dissenso. Non siamo ancora all’adozione di misure liberticide ma è una politica che comincia a fare breccia anche in Europa. Ebbene, questo tentativo di normalizzazione in Italia che si sta proponendo con l’uso – “del massimo esercizio democratico con modalità antidemocratiche” – come scrive il prof. Ainis docente di costituzioni di diritto pubblico su l’Espresso del 4.2.2016 “costituisce un pericolo reale perché dietro il formalismo democratico si nasconde l’obiettivo autoritario”. Ancora, bisogna aggiungere che mentre per il referendum abrogativo è previsto un quorum minimo dei votanti, questo non è previsto per quello costituzionale. E’ vero, come scrive sempre il prof. Ainis, che questo referendum “ci confisca il diritto di scegliere proponendoci un quesito enciclopedico”. “La Costituzione non è un testo letterario ma un manifesto di diritti” avverte ancora Settis. “La Costituzione che la riforma Renzi-Boschi vuole modificare depotenzia la sovranità popolare e la rappresentatività del Parlamento e con ciò renderà in futuro più praticabile qualsiasi ulteriore riforma, qualsiasi tentazione autoritaria”. Il grande cambiamento al contrario oggi potrebbe essere quello di un potenziamento dei diritti fondanti della Carta ancora oggi poco o male rispettati, come quello di rendere effettiva la parità tra i sessi, realizzare l’uguaglianza di tutti i cittadini difronte alla legge, eliminando le discriminazioni sociali ancora presenti e, per alcuni versi, aumentate in questi ultimi anni. In questo frangente storico il populismo ha voce forte, riprendono vigore le tesi razziste, comincia a pesare sul piano parlamentare la rinascita dei partiti populisti e conservatori, oggi in Germania e in Austria, domani possibile anche in Italia, senza contare che il blocco dei paesi dell’Europa Centrale, entrati a far parte recentemente dell’Unione Europea preoccupano per la presenza al Governo di partiti xenofobi e razzisti che influenzano notevolmente l’opinione pubblica e che non intendono rispettare le regole europee in materia di immigrazione.

L’ITALIA e l’UE

L’Europa sta chiudendo le proprie frontiere, costruendo muri per fermare gli immigrati: ultima è la notizia che addirittura la Gran Bretagna vorrebbe costruire un muro a Calais, in territorio francese, per bloccare i flussi migratori in Gran Bretagna. Oggi i sistemi democratici sono messi a dura prova per cui solo la difesa ad oltranza della Carta fondamentale dei diritti dell’UE e in Italia della Costituzione, che ne è l’anticipatrice, sul piano storico può costituire un potente vaccino contro ogni rischio di involuzione autoritaria. La storia è destinata spesso a ripetersi per cui bisogna lavorare per non resuscitare i fantasmi del passato.

LA COSTITUZIONE e LA GUERRA

L’Italia, uscita dalla tragedia della guerra ebbe a bandire dalla Carta Costituzionale la guerra come mezzo per la soluzione delle controversie. Eppure ciò non ha evitato che il nostro paese abbia partecipato a vere e proprie azioni di guerra anche quando alla guida del paese vi erano presenti governi di sinistra. Dimentichiamo l’attacco alla Jugoslavia di Milosevic? Anche oggi, sotto le mentite spoglie dell’intervento umanitario, i nostri militari sono presenti da anni in tutti i conflitti mondiali intervenendo sia in Afghanistan che nel Medio Oriente per non parlare dall’Africa, questo martoriato continente falciato da guerre tribali e di potere, che costringono milioni di individui a cercare rifugio nel nostro continente.

COSTITUZIONE e DIRITTO D’ASILO

Ebbene, rivendicare oggi il rispetto dei diritti umani e chiedere che venga rispettato il dovere dell’accoglienza per chi si trova in queste condizioni non è solo un dovere morale ma un vero e proprio obbligo giuridico in forza del diritto all’asilo riconosciuto dalla nostra Carta. Difendere la Costituzione significa lavorare anche per il riconoscimento di questo diritto, contro la politica della chiusura delle frontiere che si sta facendo largo nel cuore della vecchia Europa. Difendere la Costituzione significa anche ricordare all’Europa il ruolo storico del nostro paese e quello che potrebbe essere in un continente che sappia ritrovare la sua unità anche nella difesa dei principi della solidarietà e della tolleranza che sono alcuni di pilastri fondanti della nostra storia. Non dimentichiamo, malgrado tutte le critiche che si attira, che la Merkel in Germania ha dichiarato che la Germania non chiuderà mail le sue frontiere agli immigrati. A chi vuole demolire la Costituzione, rispondiamo con il nostro impegno per chiedere l’integrale attuazione dei principi che essa riconosce. E vorremmo concludere ricordando innanzitutto che è soprattutto nei periodi di crisi morale e materiale che bisogna affilare le armi e difendere i diritti umani fondamentali perché soprattutto in questi periodi essi sono messi in discussione. Ancora, la difesa della Costituzione repubblicana può sembrare oggi un obiettivo parziale e limitato ma, a nostro avviso, se è vero che la Costituzione non è solo di carta, ne facciamo nostro integralmente il contenuto rispetto a chi minaccia con pretese riforme di stravolgerne l’applicazione e tradirne lo spirito. Oggi rappresentiamo una parte non secondaria dell’Europa unita che sta attraversando un periodo molto difficile e delicato anche a causa della decisione della Gran Bretagna di voler uscire dalla UE per cui non si può nascondere il rischio che l’Europa dei popoli ritorni ad essere l’Europa delle nazioni, facendo prevalere i paesi dell’UE la propria visione nazionale rispetto agli obiettivi dell’UE. Non dimentichiamo che, pur essendo uno dei più grossi sistemi economici, se non il primo sistema economico al mondo, l’UE è stata criticata per non avere sul piano dei rapporti internazionali una visione unica, in diversi settori a partire da quello della difesa comune per finire a considerare le posizioni contrastanti emerse in tema di regolamento dei flussi migratori. L’UE oggi ha bisogno di unità per esprimere una voce unica per cui il suo rafforzamento istituzionale è legato strettamente ad una visione democratica e solidale dei governi europei per cui è necessario che anche nel nostro paese si difendano le conquiste e i principi della nostra Carta Costituzionale per assicurare ai nostri paesi e alle nuove generazioni un avvenire meno oscuro di quello che si preannuncia all’orizzonte.

Settembre 2016

Avv. Eugenio Oropallo

 

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