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“AVVOCATI, UN ESAME CHE NON FUNZIONA”

Così titola La Repubblica del 4.4 u.s. nell’allegato Affari e Finanza riportando alcune osservazioni fatte dall’avv. Maurizio De Tilla Presidente ANAI che ha parlato – a proposito dell’esame – di vere e proprie forche caudine ricordando, che “in base alle norme europee ci si può andare ad iscrivere all’albo degli avvocati spagnoli, bastando al rientro in Italia un semplice colloquio presso il Consiglio dell’Ordine e diventare avvocato”. Come è possibile fare anche in Romania.
Anche per il neo Presidente del CNF, avv. Mascherin “l’esame richiede una completa rivisitazione”.
Ebbene, malgrado si tratta di un coro unanime, bisogna chiedersi che cosa c’è che freni questa riforma. Non vorrei essere troppo severo ma credo che il primo ostacolo sia costituito dall’esistenza dei Consigli dell’Ordine, così come oggi strutturati, legati al territorio i quali hanno interesse – senza voler generalizzare – a mantenere un potere che è anche strumento di una politica familista e detto ciò, è facile capire come e perché l’esame non serve a selezionare i migliori. Ma c’è dell’altro che ferma il riconoscimento e la qualità della preparazione dei candidati costretti a misurarsi spesso con una cultura giuridica ingessata, e volta a conservare una dimensione puramente formale e nazionale del fenomeno giuridico.
E’ sempre il Presidente Mascherin che avverte come “bisogna approfondire le conoscenze in settori specifici come le difese difronte alle corti europee di giustizia per i diritti umani ….l’anticorruzione, la contrattualistica internazionale”. Temi, invece, oggi ancora, completamente assenti nella formazione professionale dei praticanti avvocati, a meno che non si abbia la fortuna di svolgere il tirocinio nell’ambito di uno studio legale già specializzato.
Senza contare che, spesso, sono gli stessi organismi rappresentativi che addirittura boicottano l’approfondimento di queste discipline, ritenendole solo marginali nella preparazione generale.
Cosa dire? Il mondo sta cambiando, si rinnovano le professioni mentre in Italia gli avvocati, alle prese con la crisi e l’aumento della concorrenza, vedono calare sempre più il proprio reddito che il Governo attuale – bontà sua – cerca di erodere ancora di più, creando un notevole disagio sia alla categoria che ai cittadini.
Ne è un esempio la recente riforma del “divorzio breve” che trova impreparati i Comuni a trattare migliaia di richieste pervenute, creando lunghe liste di attesa senza dimenticare che si tratta di materia delicata che esige una conoscenza specialistica il più delle volte assente. E così tra speranze e rassegnazione viene castigata l’avvocatura che dovrebbe essere ritenuta un faro a tutela della legalità e dei diritti dei cittadini.

Aprile 2016

(Avv. E. Oropallo)

Avvocati, un esame che non funziona

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