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TROPPO POCO, TROPPO TARDI

Era l’anno 1992 quando il mondo ha cominciato a preoccuparsi per i cambiamenti climatici determinati soprattutto dall’attività dell’uomo, anche se l’allarme sui rischi del riscaldamento del globo erano stati lanciati perlomeno  a partire dagli anni ‘80. In quegli anni non si è fatto molto caso che il processo di espansione industriale cd globalizzazione metteva in discussione l’ambiente che ci circonda stravolgendo i ritmi delle stagioni provocando la desertificazione di ampie aree devastate dalla deforestazione, senza capire che la nostra vita dipende dalla buona salute del nostro pianeta. Correva l’anno 1965 quando un gruppo di scienziati lanciava un allarme che nessuno ha poi ascoltato. Si stava arrivando a un punto di non ritorno in quanto stavamo consumando più di quanto la natura ci poteva dare, riducendo così sempre di più le risorse naturali. Solo quando la situazione è cominciata a precipitare a vista d’occhio, si è cercato di correre ai ripari. Molti hanno minimizzato il fenomeno, anche perché la comunità scientifica non è stata in grado di dare certezze nel definire le cause e gli effetti del riscaldamento globale. Senza dimenticare la bizzarra reazione di capi di Stato come Trump che ha fatto carte false per ridicolizzare l’accordo di Parigi firmato dalla comunità internazionale nel 2015. L’accordo di Parigi sul clima per la prima volta impegna tutti i paesi a ridurre le proprie emissioni di gas serra, uno dei principali colpevoli dell’aumento della temperatura, eliminando anche la distinzione tra paesi industrializzati e paesi in via di sviluppo. Per la prima volta anche i paesi non industrializzati sono invitati a sostenere i paesi in via di sviluppo e a promuovere investimenti rispettosi del clima. L’accordo prevedeva che per l’entrata in vigore occorreva la ratifica di almeno 55 paesi che generano il 55% delle emissioni i globali. Tale quorum è stato raggiunto già il 5 ottobre 2012. L’UE con l’accordo di Parigi si è impegnata a ridurre le emissioni dei gas serra di almeno del 40% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990 e nel 2021 l’obiettivo è stato portato ad almeno il 55% di riduzione entro il 2030 e alla neutralità climatica entro il 2050. Le emissioni in effetti sono scese del 24% entro il 2019 e del 31% entro il 2020 fissando la neutralità climatica ovvero l’obiettivo di 0 emissioni nette entro il 2050, giuridicamente vincolante per i paesi dell’UE. Grazie alla nuova legislazione per la riduzione delle emissioni firmata dal Presidente Biden, recentemente gli USA si sono uniti all’Europa nel dare l’esempio al resto del mondo nella lotta contro i cambiamenti climatici. Grazie a questa legge gli USA stimano di tagliare un miliardo di tonnellate di emissioni entro il 2030 raggiungendo l’obiettivo di riduzioni del 52%. Ricordiamo che tra i paesi che hanno contribuito e contribuiscono al peggioramento del clima gli USA sono tra i primi in quanto in questi 20 anni del secolo non hanno fatto niente per ridurre l’inquinamento atmosferico addirittura legando il fenomeno come ha fatto Trump, dimenticando anche che il cambiamento climatico incide anche sulla salute dei cittadini e sulla bolletta energetica. D’altra parte di accordi poi strappati è piena la storia soprattutto quando i paesi più forti hanno deciso di usare ui paesi più poveri come pattumiere universali. I roghi accesi in Kenya o nel Brasile devono servire spesso a  eliminare i rifiuti di mezzo mondo avvelenando così la vita per i residenti. Tra i paesi UE c’è l’Italia che da molti anni invia all’estero nei paesi sottosviluppati i propri rifiuti che no sa più dove mettere. Dunque, se è vero che l’inquinamento diminuisce nei paesi sviluppati, nei paesi sottosviluppati il fenomeno è inverso, per cui questi movimenti non aiutano certo a migliorare la situazione. Ora che il Presidente Biden ha firmato questa legge, anche gli altri principali paesi che contribuiscono all’inquinamento globale, tra cui Cina, Indonesia Messico e Turchia devono affrettarsi a rivedere e a rafforzare i loro piani di azione per il clima entro la fine del 2022, come richiesto all’ultimo vertice delle Nazioni Unite sul clima, facendo presente che per i paesi firmatari dell’accordo non esiste un vero e proprio obbligo ma solo un ”invito” a rispettare i tempi di questo processo. Ricordiamo anche, per quanto riguarda l’Europa, che i programmi sono stati stravolti dalla guerra in Ucraina. Il blocco delle forniture deciso da Mosca come conseguenza delle sanzioni che l’UE ha preso nei confronti della Russia, ha fatto saltare ogni tempistica. La Germania ha bloccato la chiusura di alcune miniere di carbone e rinviato la chiusura di due centrali nucleari che doveva avvenire entro la fine dell’anno. Ma non è il solo paese in Europa a rivedere i tempi del passaggio ad un’energia pulita: anche la Polonia continua ad utilizzare il carbon fossile perlomeno fino al 2050 quando è prevista la chiusura delle miniere. Se fossero stati più saggi i nostri governanti avrebbero chiuso da tempo il conflitto in Ucraina che riporta indietro le lancette della Storia e che ritarda i tempi di una rivoluzione ecologica che è la sola risorsa che ci resta  se vogliamo ancora avere qualche speranza di sopravvivere al disastro da noi stessi causato. Certo sembra paradossale, mentre i nostri governanti continuano a difendere “la democrazia”, il nostro pianeta sta morendo anche perché l’UE è l’asse portante di questa rivoluzione ecologica. Senza controllo alcuno i paesi poveri e i ricchi riprenderanno a utilizzare fonti energetiche non rinnovabili che segneranno per sempre le sorti di tutti gli esseri viventi. Troppe promesse non mantenute e scarso interesse per una riforma globale che dovrebbe frenare l’irreparabile. Appunto, mentre qui in Europa si continua a “strapparsi le vesti” per un lembo di territorio nel rispetto dei “principi” e quello alla vita che cos’è? C’è bisogno di coalizzare tutte le forze che siano sinceramente disposte a combattere per la salvezza di questo pianeta. Perché i nostri rappresentanti oggi sono privi di lungimiranza politica preferendo continuare ad illudere i loro popoli su una ripresa improbabile, ma anticipando lacrime e sangue per i prossimi anni.

Settembre 2022

TROPPO POCO, TROPPO TARDI

 

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