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MINACCIA DI CONFLITTO PER L’ACQUA NEL CORNO D’AFRICA

Dai primi giorni di novembre la regione del Tigré è sconvolta da un conflitto tra milizie irregolari tigrine e le forze governative etiopiche che il 29 novembre sono riuscite ad entrare a Makallé, capoluogo della regione settentrionale, isolando la regione e bloccando le comunicazioni. Il commissario UE per la gestione della crisi, Janez Lenarcic ha esortato il governo etiope a rimuovere il blocco. L’appello è arrivato dal campo profughi di Um Raquba, in Sudan, dove il politico europeo ha potuto confrontarsi con i rifugiati etiopi fuggiti dalla guerra. E questo a poche settimane dalla visita dell’alto rappresentante Josep Borrell, in Etiopia, per dare nuovo slancio ad una nuova forma di partenariato africano, proponendosi l’UE di farsi intermediaria della crisi ma il primo ministro etiope Abiy Ahmed Ali non ne ha voluto sapere. Con la nuova escalation di violenze decine di migliaia di rifugiati si sono riversati nel Sudan orientale perdendo ogni contatto con le loro famiglie. Nel febbraio di quest’anno, a complicare la situazione, ci sono stati sanguinosi combattimenti tra Etiopia e Sudan al confine tra i due paesi. Sullo sfondo la questione del bacino idrico etiope sul Nilo azzurro che è un ulteriore motivo di preoccupazione potendo dar luogo ad un allargamento del conflitto anche ad altri paesi. Il Nilo, il fiume più lungo del mondo, fornisce acqua ed elettricità ai paesi che attraversa. I suoi principali tributari, il Nilo bianco ed il Nilo azzurro attraversano il Sudan per poi scorrere a nord attraverso l’Egitto ed infine entrare nel Mediterraneo. L’Etiopia ha costruito a monte sul suo territorio, una diga che considera essenziale per l’elettrificazione e lo sviluppo del paese. Il riempimento di questa diga è iniziato l’anno scorso con l’annuncio nel luglio 2020 di aver raggiunto l’obiettivo di 4,9 mld. di mc, primo passo fondamentale verso la produzione di energia. Il serbatoio ha una capacità di 74 mld. di mc. e l’obiettivo è di aggiungere altri 13,5 mld. di mc. quest’anno. “Se l’Etiopia va avanti col riempimento della diga il prossimo luglio, questa sarà una minaccia diretta alla nostra sicurezza nazionale” ha detto il ministro sudanese delle risorse idriche aggiungendo che l’opera realizzata dall’Etiopia “minaccerà anche la vita di metà della popolazione del Sudan centrale”. Da circa un decennio vi sono stati diversi colloqui tra le parti interessate che non hanno portato alcun accordo con l’Etiopia che minaccia di voler procedere alla saturazione anche senza accordo, suggerendo la mediazione dell’Onu, dell’UE, dell’Unione africana e degli USA per trovare un accordo. Un altro aspetto che costituisce altro motivo di contrasto è che quest’area del Corno d’Africa rappresenta una delle principali zone di investimenti nel continente da parte dei paesi dell’UE, diventando un partner strategico per l’UE. Le principali economie europee, in particolare l’Italia, hanno robusti scambi commerciali, culturali e di cooperazione internazionale. Al Presidente Abiy Ahmed al potere dal 2018 viene rimproverato di aver fatto precipitare definitivamente il delicato equilibrio che lo scomparso Presidente Zenawi era riuscito a trovare con le varie etnie. Nel 2019 il leader etiope, accusato di far uso di metodi autoritari da Amnesty International, è stato addirittura insignito del Nobel per la pace. Di sicuro l’escalation di violenza è un campanello di allarme per la stabilità del paese e della macro-area del Corno d’Africa. Per questo un eventuale conflitto che si scatenasse anche per l’uso dell’acqua, potrebbe allargarsi anche agli altri paesi che hanno fatto investimenti in tutta l’area. Dopo la protesta sollevata dal Sudan, non si è fatta attendere anche la reazione egiziana con il Presidente che ha messo in guardia l’Etiopia “Ai nostri fratelli etiopi dico di non toccare una goccia d’acqua dell’Egitto”. Dopo la conclusione dell’ultimo giro di colloqui che si è tenuta a Kinshasa martedì sei aprile senza che si sia fatto alcun passo avanti, il Ministro degli Interni etiope ha fatto sapere che i colloqui riprenderanno alla fine di questo mese. Un passaggio, questo, considerato dall’Egitto come “l’ultima spiaggia” per trovare un accordo. Va detto che, con la crisi climatica in atto, l’acqua diviene sempre di più un bene prezioso per la sopravvivenza dell’uomo, per le coltivazioni, senza dimenticare che già oggi gran parte dell’umanità soffre per la carenza di acqua per cui l’acqua sarà probabilmente nel futuro causa di nuovi conflitti se non si riesce a trovare una soluzione che possa soddisfare il bisogno dell’umanità. Purtroppo lo scioglimento dei ghiacci, che costituiscono una riserva naturale essenziale per tutta l’umanità, sta riversando milioni di mc. di acqua dolce negli oceani, riducendo in modo drammatico la disponibilità necessaria per assicurare la sopravvivenza di una parte consistente della popolazione del globo. Ci sono prospettive davvero drammatiche per cui se non si trova il sistema di limitare quelle produzioni che incidono notevolmente sui consumi di acqua, la situazione potrebbe diventare davvero ingestibile. Quello che potrebbe accadere oggi in Africa, potrebbe ripetersi presto anche nel nostro continente dove vaste zone sono a rischio di desertificazione, come in Italia, per cui il problema non è in prospettiva ma attuale e va affrontato con tutti i mezzi che abbiamo a disposizione. Come oggi è essenziale il vaccino per superare la pandemia, domani avremo bisogno dell’acqua per assicurare la sopravvivenza dell’umanità per cui solo una dissennata economia tesa alla realizzazione di profitti può chiudere gli occhi difronte al rischio di una catastrofe mondiale. C’è bisogno già oggi di cambiare lo stile di vita e la pandemia ci sta dimostrando che, se non siamo disposti a farlo, la natura farà il suo corso, cancellando la nostra presenza sul pianeta a favore di altre specie viventi: animali, insetti, pesci, uccelli, molto più intelligenti di noi se, comparsi sulla terra milioni di anni fa, continuano ad esistere malgrado il massacro che subiscono da parte dell’uomo.

Aprile 2021 

Minaccia di conflitto per l’acqua nel Corno d’Africa

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