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IL BOSTRICO E GLI ALBERI DI NATALE

Sempre più allarmati sono gli scienziati per la salvezza delle nostre montagne. “Purtroppo eventi naturali estremi e cambiamenti climatici stanno cambiando il paesaggio delle Alpi meridionali e in Europa centrale” scrive la Repubblica del 20 dicembre scorso. “Sul versante italiano, a quote medio basse, sono in estinzione gli abeti rossi a causa di un insetto – il bostrico – che si nutre di legno“. Se il clima non cambia, ci saranno sconvolgimenti senza precedenti. A lanciare l’allarme è Andrea Battisti, entomologo forestale a capo del Dipartimento della Scuola di Agraria dell’Università di Padova. Nel corso dell’intervista lo scienziato ha chiarito che l’evento scatenante è stata la tempesta “Vaia”: nell’ottobre 2008 in una sola notte il vento ha abbattuto 40mila ettari di foresta, lasciando a terra 10 milioni di alberi e 16,5 milioni di mc di legname. Nell’ottobre scorso a causa del bostrico gli abeti morti sono già 20 milioni in base alle stime fatte. L’infestazione interessa anche altri paesi come la Germania e la Repubblica Ceca. La scomparsa degli abeti in montagna in mancanza di vegetazione, aumenterà il rischio di frane e valanghe: secondo stime recenti, i Comuni in pericolo sono già centinaia per cui, avverte lo scienziato, bisogna intervenire subito per bloccare la vendita del legname che rappresenta l’80% dei ricavi forestali. Per decimare il bostrico potremmo sperare solo sul ritorno di grandi freddi: già oggi il bostrico è passato da 1 a 3 cicli vitali completi e ci sono già esemplari adulti capaci di resistere al gelo. Continua lo scienziato “non possiamo più stare a guardare se vogliamo salvare la vita dell’uomo sulle Alpi“. Una sfida europea senza precedenti è quella di avviare da subito la sostituzione su larga scala delle foreste distrutte. “Servono investimenti azioni comuni e pianificazione” dichiara lo scienziato. “Se falliamo, i colpevoli siamo noi“. Certo a fallire saranno anche quei sistemi politici che sono legati ad un modello di società capace soprattutto di generare profitti mentre il salvataggio delle nostre montagne esige investimenti notevoli per un piano di riforestazione che non produce “ricchezze” ma che servirà all’umanità tutta e alle generazioni future per costruire un nuovo rapporto con la natura che non può essere oggetto solo di sfruttamento da parte dell’uomo. Per affrontare questa sfida e sopravvivere a questa crisi dovremo limitare l’eccesso della CO2 e le foreste rappresentano uno dei fattori che potrà contribuire alla salvezza di tutto il sistema planetario. Se continueremo a riferirci a governi miopi che non guardano al futuro ma vivono solo nel presente, restando legati al modello della società mercantile, ebbene abbandoniamo fin da oggi ogni speranza. Come ha ammesso amaramente lo scienziato “la speranza è un azzardo“. Operiamo dunque per scongiurare un’ipotesi del genere. Abbiamo ancora il tempo per fermare la catastrofe ma dobbiamo anche avere il coraggio per cambiare il nostro sistema di vita e il nostro modo di produzione che mira solo al profitto crescente e così, mentre aumenta sempre più il numero dei miliardari, vi sono milioni di persone nel mondo che soffrono la fame. Solo per fare un caso, pensiamo a ciò che accade in Amazzonia dove le foreste stanno scomparendo per far spazio agli insediamenti agricoli distruggendo quello che è uno dei polmoni verdi del nostro pianeta che consente ancora la vita su questo pianeta.

Gennaio 2023

IL BOSTRICO E GLI ALBERI DI NATALE

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